«Juve, ora vinciamo anche in Europa»
La Juventus ha messo in bacheca un altro trofeo, la Supercoppa di Lega vinta domenica ai rigori sul Milan, ma per rimarginare la ferita di Manchester serve ben altro. Una Champions League da portare a Torino, naturalmente. «Ora vogliamo vincere in Europa», ribadisce Trezeguet. Ma prima Moggi deve risolvere il caso-Davids, sempre più spinoso. L'olandese non ha giocato contro i rossoneri, punito quasi sicuramente per la brutta prova con il Manchester e per le ore piccole fatte in un locale di Manhattan. Segnali di un imminente divorzio? Moggi cerca di ridimensionare il caso, anche perché Lippi non vorrebbe perdere il suo mastino di contraccolpo: «L'esclusione di Davids a Manchester -replica il direttore generale della Juventus- è stata dettata solo da motivi di condizione fisica. Davide non è in forma e, come tutti, può non giocare e restare in panchina. Non capisco perché si debba creare un problema». La permanenza dell'olandese alla Juve, tuttavia, non è ancora certa e il tormentane dello scorso anno, con Davids che pareva già accusato a Roma, si sta ripetendo. Questa volta la destinazione più probabile è l'Inghilterra. Si deciderà nei prossimi giorni: Moggi avrebbe dovuto incontrare i procuratori di Davids dopo Ferragosto, ma il summit potrebbe essere anticipato. La questione Davids, tuttavia, sembra non turbare più di tanto la Juventus. Cominciare la stagione afferrando il primo trofeo in palio non può che fare bene, anche per cancellare la sconfitta (1a4) di pochi giorni prima nell'amichevole con il Manchester (sempre negli Usa), che aveva fatto infuriare Marcello Lippi. «Non parliamo di rivincite ma di obiettivi raggiunti». In casa Milano, invece, si minimizza. Cinque obiettivi invece di sei nel mirino dei rossoneri in questa stagione. A ridurre in cifre con grande senso pratico il significato della sconfitta di domenica sera a New York contro la Ventose, è Adriano Galliani. Per il resto pochi rimpianti nel clan rossonero. In fondo, perdere all'ultimo rigore contro la Juventus, dopo averla sconfitta dal boschetto in una finale ben più importante solo due mesi fa, magari non fa piacere ma ci può stare. E se proprio bisogna cercare a tutti i costi un motivo di rammarico, ci si può mentire per quel minuto di reale che ha consentito il pari. «Sì, ammette Ancelotti, appena sbarcato a Malpensa, ma nel calcio ci sta di essere rimontati, poi dalla Juventus...È stata comunque una partita bella, emozionante e spettacolore, come è sempre un Milan-Juve». Anche se si gioca il 4 di agosto, anche se ci si sposta di continente, la sfida mantiene tutto il suo fascino. «Sarebbe inutile, adesso dopo averla giocata, cercare come scusa che era troppo presto», taglia corto l'allenatore rossonero che non vuole neanche considerare come argomento per la sconfitta la circostanza che Dida sia stato ieri sera sostituito da Abbiati. Ancelotti spiega infatti che la finale l'ha giocata il portiere che l'aveva guadagnata, cioè proprio Abbiati. «Un premio a chi - sottolinea l'allenatore - come Christian, s'era disimpegnato bene nella scorsa Coppa Italia». Né si sente in colpa per aver scelto Brocchi tra i rigoristi escludendo Superpippo Inzaghi. «Brocchi - spiega Ancelotti - l'ho scelto io perché secondo me è uno che li sa tirare bene. In quanto a Inzaghi, non lo voleva tirare...Comunque rispetto a Manchester c'era minore tensione». Adriano Galliani ha comunque visto un Milan in forma, peccato per quel minuto di distrazione. «Succede, ma è stata comunque una partita equilibrata. Potevamo vincerla noi, come loro. Avevamo la possibilità di chiuderla ma la Juventus ha pareggiato, poi siamo andati ai rigori e loro questa volta hanno vinto».