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di FRANCO MELLI SI PUÒ pure colpevolizzare Carraro, accanimento estivo molto di moda, ma ...

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Tragicomica questa deriva dove tutti fomentano tutti; dove crescono smodate le invasioni della magistratura ordinaria; dove troppi tesserati violano le leggi d'appartenenza; dove si recuperano Tar spesso svelti nel cancellare retrocessioni sancite sul campo; dove politici e partiti utilizzano il minimo cavillo giuridico per completare il caos e ottenere facili simpatie sotto i loro campanili. Chi restituirà dirigenti avveduti, orientamenti precisi e un po' di fair-play al settore impazzito, mentre le grandi società vagheggiano d'affrancarsi dalla derelitta serie B (e da ogni club bisognoso del soccorso mutualistico) per formare una Super Lega straripante d'introiti televisivi e pubblicitari? L'impraticabilità votata dello spareggio-salvezza fra napoletani e veneziani, che avrebbe rappresentato l'unica soluzione logica dopo la sentenza Caf su Catania-Siena, gli viene ora rimproverata senza giuste attenuanti. Come se lui e non gli otto club alleprati, fra cui il Bari di Matarrese, avesse favorito il successivo pronunciamento della Corte federale contro gli etnei, scatenando la mortificante bufera degli appelli non ancora placata. E ci rimetteranno puntualmente i fruitori vessati e paganti d'un football che forse sarà costretto a posticipare (come l'anno scorso) l'avvio dei campionati; che non riesce nemmeno a rispettare la data canonica per la compilazione dei calendari, fra sospetti, accuse, annunci di querele e palleggiamenti di responsabilità. E domani l'Assemblea di Lega, anomalo viatico romano al già programmato Consiglio federale, tenterà d'aggiustare i cocci. Però voleranno parole grosse e si respirerà aria di rivolta, quasi bastassero le auspicate dimissioni di Carraro per salvare il football lacerato dagli interessi faziosi. Ma come reagirebbero Cosenza, Genova e Salerno davanti ad una serie B per ventuno squadre, cioè pronta a reinserire il Catania? Suvvia torniamo seri, dimenticando le sceneggiate di Cellino e di altri rivoluzionari improvvisati. Non è Carraro il problema che ostacola l'arrangiamento della decente normalità sollecitata dal ministro Urbani e dal sottosegretario Pescante. Ce ne fossero di dirigenti così

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