De Rossi vent'anni compiuti giovedì, la Roma nel sangue e una predisposizione naturale per la rete
Capello e la sua Roma ripartono da De Rossi, l'uomo in più del finale della passata stagione e punto di riferimento per il futuro giallorosso. Talento, sicurezza, personalità e una innata propensione per il gol: ecco il gioiellino che il tecnico giallorosso si «coccola» al ritiro austriaco di Irdning e che ha voluto a Roma a tutti i costi nonostante la corte sfrenata del Chievo. Scelta giusta quella di rimanere a Roma piuttosto che andare a Chievo a giocare, sicuramente da titolare? «Non ho mai avuto dubbio, io. Sono romano e romanista da sempre e sapere che la Roma non mi ha voluto cedere per me è un gradissimo onore». Del Neri ha detto che sarà lei la rivelazione di quest'anno. «È un grande piacere, perché è un tecnico che stimo molto, uno in grado di vincere senza avere a disposizione grandi nomi. Un allenatore che sa valorizzare i giovani». S'era parlato anche di un possibile passaggio di De Rossi alla Lazio: avrebbe accettato? «In verità questa non l'ho mai sentita, ma adesso direi di no». La gente non lo capirebbe? «A roma queste cose sono difficili da fare, eppoi io adesso mi alleno con la maglia titolare della mia squadra del cuore, perché mai dovrei lasciarla: no grazie, non se ne parla». Perché queste operazioni nella Capitale sono così difficili? «Al nord è tutto diverso, ma qui l'ambiente no accetterebbe facilmente il passaggio all'altra sponda». Cosa darebbe per realizzare un gol a derby? «Inutile negarlo, è il sogno della mia carriera. Segnare un gol alla Lazio, magari decisivo... una cosa che non cambierei con nulla al mondo. È la partita più importante per la città e per me che sono romano ha un sapore particolare». Già, ma lei comunque sembra avere dimestichezza con il gol. «Forse è perché prima di fare il centrocampista ero attaccante. Mi piace sganciarmi in avanti e quando vedo la porta tiro». E se Capello le chiedesse di spostarsi più sull'esterno? «Per me non c'è problema io faccio quello che dice lui». Si sente un sostituto di Emerson o pensa di poter giocare anche con lui? «Emy gioca anche da solo... lui contro tutti: è fortissimo. Comunque penso di poter giocare anche con lui: quando dietro sei coperto è più facile sganciarsi». Il Chelsea continua a fare la corte ad Emerson. la sua partenza sarebbe una svolta per lei? «No, sarebbe un disastro. primo per la Roma, poi per me che sono romanista e che voglio vincere con questa squadra. da lui ho moltissimo da imparare, spero che resti con noi... anche perché come si vive a Roma non si vive da nessuna parte del mondo». Chi vincerà il prossimo scudetto? «Sarà una lotta tra le solite: Juve, Milan e Inter più Roma e Lazio». Che impressione le ha fatto finora questa nuova Roma? «Buono, anche se è presto per dirlo, perché il lavoro che stiamo svolgendo adesso è durissimo. Ma il gruppo è motivatissimo». E i nuovi arrivati? «Bravissimi ragazzi, ma è prematuro dare un giudizio adesso». A chi deve un grazie De Rossi? «Il primo va a Bencivenga, il tecnico che mi ha aiutato ad esplodere. Poi a tutto lo staff giovanile e adesso a Capello e Galbiati che mi stanno aiutano a crescere. Quindi alla mia famiglia, ovviamente». Il suo giocatore di riferimento? «Quando ho iniziato a fare il centrocampista Di Biagio. Ora Emerson, Davids, Viera». Il più forte che ha mai visto giocare? «Zidane... esclusi i miei compagni ovviamente». Ha mai pensato a cosa avrebbe fatto nella vita se non fosse diventato un calciatore professionista? «Avrei fatto qualche altro sport a livello agonistico: la pallavolo o il tennis». Un consiglio a un giovane che inizia? «No, sono l'ultimo a poter dare consigli». Le tre cose più importanti della vita? «Gli amici, la famiglia e la salute».