Ciclismo Undicesima tappa allo spagnolo Flecha che non intacca la maglia gialla del texano
Armstrong non molla
L'abbiamo potuta apprezzare ieri, al termine dell'undicesima tappa del Tour, la Narbonne-Tolosa di 153 chilometri (la più breve della corsa francese), vinta dallo spagnolo della iBanesto.com al termine di una fuga a otto da lui conclusa in solitaria, dopo uno scatto a 14 chilometri dall'arrivo. Il venticinquenne iberico ha estratto un'ideale freccia dalla faretra, ha finto di tendere l'arco, e ha scagliato l'arma verso il cielo. Si chiama Flecha, che in spagnolo vuol dire appunto «freccia», e quindi spiegare il gesto è molto facile. Meno lo è capire come mai il gruppo con i velocisti si sia lasciato sfuggire anche ieri una fuga da lontano, esattamente come era successo a Marsiglia il giorno precedente il riposo. Le dimensioni dell'attacco di ieri sono state contenute (il vantaggio massimo, toccato a 49 chilometri dalla conclusione, è stato di 4'15"), ma ugualmente nel plotone nessuno è riuscito a organizzare un lavoro efficace per correre dietro alle lepri. Fatti due conti, si scopre che otto squadre erano rappresentate nella fuga, e quindi non tiravano; quelle impegnate in classifica (vedi Us Postal, ma anche Telekom, alla faccia di Zabel) pensavano a salvare la gamba; alcune, tipo la Fassa Bortolo, sono decimate e non si sprecano in tappe di pianura. Quindi il compito di inseguire è ricaduto ieri principalmente sulla Lotto, e non si sono visti treni irresistibili. Buon per gli otto coraggiosi, partiti a 93 chilometri dall'arrivo: gli australiani Michael Rogers (Quick Step) e Stuart O'Grady (Credit Agricole, il più veloce della fuga), i francesi Nicolas Portal (AG2R) e Carlos DaCruz (FDJeux.com), gli spagnoli Isidro Nozal (Once), Inigo Cuesta (Cofidis) e Juan Antonio Flecha (iBanesto.com) e l'olandese Bram De Groot (Rabobank), quest'ultimo già in avanscoperta nella decima tappa, chiusa al terzo posto: stavolta ha fatto secondo, avrà bisogno di un altro attacco per centrare finalmente il bersaglio grosso. L'accordo tra i fuggitivi è durato fino ai 14 chilometri, quando Flecha ha preso ed è partito da solo, guadagnando in fretta una quindicina di secondi sugli altri sette. I quali hanno atteso un attimo di troppo prima di prendere qualche contromisura: e allora ci ha provato Rogers ad inseguire, in coppia con DaCruz. I due sembravano essere vicini allo spagnolo, ma sono stati riassorbiti dagli altri attaccanti a 5 dalla fine. Ennesimo rallentamento, e Flecha è diventato irraggiungibile. Anche per Nozal e De Groot, fuoriusciti nel finale ma incapaci di chiudere il buco. Il gruppo, in ritardo di soli 42", è stato regolato in volata da McEwen su Cooke; per gli sprinter l'appuntamento ora è dopo i Pirenei: nell'ultima settimana avranno ben tre occasioni per brindare. Oggi c'è la crono, 47 chilometri non del tutto piatti e sui quali quindi Armstrong, se sta bene e se ha un po' recuperato, può dare grandi distacchi. Si parte da Gaillac, si arriva a Cap'Decouverte. Ullrich è da più parti pronosticato come sorpresa del giorno, ma anche Hamilton darà all'amico Lance qualche gatta da pelare. Mayo e Vinokourov faranno invece più corsa d'attesa, visto che da domani si affronteranno tre giorni pesantissimi sui Pirenei; Basso deve ancora scoprire i suoi limiti, anche se presumibilmente andrà meglio in salita che a crono. Simoni, infine, oggi andrà piano per avere un giorno in più per recuperare in vista, anche lui, delle montagne.