Il «giallo» riapre il mondiale. Biaggi a Rossi: «Insulti ingiustificati»
Per la cronaca è stato il programma più visto domenica: Il Gp classe Moto Gp (Italia 1) con 3.890.000 spettatori ed uno share del 34.27%. Ora Rossi ha un margine più risicato: 34 punti su Sete Gibernau, 37 su Max Biaggi. Quel cartellino giallo a Valentino Rossi non è andato proprio giù, anche se ha ammesso di aver superato Loris Capirossi mentre sventolavano le bandiere gialle per la caduta di Tohru Ukawa. Lo ha visto e rivisto nei filmati registrati che l'hanno inchiodato alla sua colpa, ma ha dato del «mafioso» e del «furbo senza attributi» a chi ha segnalato la cosa a una direzione di gara approssimativa e distratta. Un collegio arbitrale che, non avendolo penalizzato con il previsto «stop and go», s'è poi inventato quei dieci secondi di penalizzazione calcolati abbuonando a Rossi un ipotetico recupero. Una considerazione che non venne concessa a Biaggi nel '98 nero di Barcellona. Al romano, che con quella squalifica si giocò un titolo iridato, non vennero fatti sconti. Per questo domenica Biaggi è stato solidale con Valentino e non ha gioito di un successo intascato a tavolino. Poi però ci sono state le accuse di Valentino che ha avuto 24 ore per rimuginare. Max ieri ha taciuto, ha rivisto il filmato della corsa e solo dopo ha sfilato dal fodero il fioretto per replicare a Valentino. «Sì - ha detto Biaggi - ho rivisto la registrazione della gara, guardandomi con calma le immagini nella mia casa di Monaco. Sono chiarissime, anche se credo a Rossi quando dice di non aver visto le bandiere». Polemiche? «Non sono alla ricerca di polemiche, non mi interessano davvero, ma nemmeno mi sono piaciuti i termini che Rossi ha usato nei confronti della mia squadra. Dare del mafioso - ha sottolineato Max - è un insulto pesante, sono parole gravi e ingiustificate. Spero che siano state dette a caldo, nella rabbia del momento. Come la battuta sul fatto che se deve perdere da me è meglio che avvenga come ieri. Due settimane fa ad Assen, Rossi è arrivato dietro sia a me sia a Gibernau».