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di NICCOLÒ VISONÀ CHE IL CASO Catania si sarebbe risolto solo in tempi lunghi era scontato.

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Ed invece l'Assemblea di Lega in programma oggi a Milano potrebbe scrivere una pagina importante sul destino del Catania e sul prossimo torneo cadetto. Un appuntamento che si annuncia rovente e che potrebbe provocare profonde spaccature. Nelle ultime ore tra i presidenti di A e B sta prendendo corpo la convinzione che per uscire fuori dal vicolo cieco del «pasticiaccio» Catania l'unica soluzione sia quella di anticipare la riforma dei campionati, con un allargamento della serie B a 24 squadre. Su quest'ipotesi potrebbe però pesare la necessità di voto unanime, senza di cui ogni risoluzione comunque non passerebbe. E l'ipotesi della B a 24 squadre potrebbe non avere il consenso di tutti. Non è detto però che il numero uno della Figc Carraro, travolto dagli eventi, possa ammorbidire la sua posizione al cospetto di un fronte quasi compatto (almeno l'80% dei club) pronto ad appoggiare la riforma. Da sempre contrario al blocco delle retrocessioni e alla sovrannumerazione della serie B (da 20 a 21 squadre), il presidente della Figc vuole però evitare lo scontro frontale con la Lega. Il pateracchio etneo, infatti, potrebbe essere preso da pretesto da qualche presidente di club per sfiduciare il numero uno federale. Un appiglio che Carraro non vuole concedere ai suoi detrattori. Soprattutto dopo che ieri neanche la vicenda Paternò (che ha un caso analogo a quello del Catania) ha contribuito a schiarire la situazione. La Camera di conciliazione del Coni a cui il club siciliano di serie C era ricorso per chiedere l'annullamento della sentenza della Corte federale non ha potuto fare altro che scrivere un verbale di incontro: la conciliazione tra Paternò e Figc non è avvenuta. Tutto rinviato al 1 luglio, per un'udienza bis, ultimo tentativo di mettere d'accordo le parti. Da Catania, intanto, in attesa che domani il Cga di Palermo esamini l'appello del Tar siciliano, Riccardo Gaucci continua a sputare veleno e ieri ha addirittura diffidato il Coni. «Siamo stati costretti - sostiene il presidente del Perugia - dall'evolversi della situazione: tutto viene continuamente rinviato e non si prende una decisione. Noi abbiamo ragione e lo sanno anche loro, che prendano quindi i provvedimenti necessari ma subito». Nella diffida si segnala che i tempi di celebrazione del procedimento che vede coinvolto il Paternò Calcio «non sono compatibili con le esigenze organizzativo-tecnico-commerciali di una società di calcio professionistica». Ci dicano - continua Gaucci - a chi dobbiamo rivolgerci per avere giustizia subito e noi lo faremo. Anche se dovessimo sollecitare l'intervento del presidente della Repubblica». «Tutta l'Italia ci ha dato ragione ma non riusciamo ad avere giustizia. Se per ottenerla dobbiamo ricorrere a Carlo Azeglio Ciampi ce lo dicano che lo faremo subito».

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