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Vascotto vuole l'America's Cup: «Per esserci sarei anche disposto a pagare»

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Parola di Vasco Vascotto, lo skipper che doveva essere a bordo di Mascalzone Latino prima che qualche problema con Vincenzo Onorato allontanasse i due promessi sposi. Eppure, a Napoli o in qualsiasi altro posto verrà organizzata la coppa, Vascotto giura che lui, stavolta, ci sarà: «Ho buone possibilità di disputare questa prestigiosa manifestazione a bordo della barca italiana. Questa volta non ci saranno problemi. Sono anche disposto a pagare per essere a bordo». Insomma, Vascotto abbraccerà finalmente la Coppa America, ma non a qualunque prezzo. Spiega il timoniere triestino: «L'unica condizione che pongo è che la campagna sia buona, organizzata bene. Non conta vincere, ma essere almeno competitivi sì». Già, ma dove si farà la prossima edizione della Coppa? «È difficile da dire. Però non penso che si possa fare a Napoli. Intendiamoci, dal punto di vista turistico e ambientale sarebbe un bel colpo per la città, la Campania e tutto il Paese. La gente di Napoli e le attrazioni turistiche sono uniche al mondo, però vedo qualche problema». Di che natura? «Intanto, è difficile mettere d'accordo Governo e ambientalisti. In Italia ci sono sempre molte difficoltà quando bisogna organizzare grandi eventi. Poi non bisogna sottovalutare che a partecipare sarà una braca italiana il cui proprietario è originario di Napoli. Non dimentichiamoci che è Alinghi, il team svizzero che ha vinto l'ultima coppa, ad organizzare la prossima edizione. Io se fossi in Bertarelli eviterei di andare in un posto dove la gente mi tifa contro, o comunque tifa per un'altra imbarcazione. Napoli si schiererebbe con gli svizzeri solo se avessero Maradona a bordo e la cosa mi pare improbabile». Insomma, la Coppa America non verrà mai in Italia. «Lo credo poco possibile, ma non lo escludo. Se si riuscisse a presentare un programma serio, con una logistica eccellente, credo che Bertarelli non possa non prenderlo in considerazione. La Coppa America muove miliardi e organizzarla è un business enorme. Credo che l'Italia e Napoli non debbano perdere una così grande occasione per mettersi in mostra e farsi ammirare. Tutta la vela italiana esulterebbe, si creerebbero nuovi posti di lavoro, si produrrebbe nuova ricchezza. C'è il dovere morale di provarci. Inoltre, su Alinghi molti membri dell'equipaggio sono italiani e questo potrebbe avere il suo peso quando si andrà a decidere». Dan. Dim.

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