ANNUNCIO CHOC DEL TECNICO: «PER IL TRIONFO INTERNAZIONALE SONO PRONTO A RINUNCIARE ANCHE ALLO SCUDETTO»

«Vorrà dire che il prossimo anno proveremo a non vincere il campionato, perché può darsi che la vittoria tolga mentalmente qualcosa...». «Riproveremo con tutte le nostre energie a vincere la finale dell'anno prossimo: se la vinceremo, rimango, altrimenti lascio tutto e mi dedico al mio nipotino Lorenzo». Difficile capire se la decisione del tecnico sia irrevocabile oppure frutto della comprensibile amarezza del momento. Certo, almeno in questa circostanza, si è capito chiaramente che la Juventus non intende più nascondersi dietro le frasi fatte: la Coppa diventa una priorità assoluta. «Due vittorie in sette finali sono spropositate per un club vincente come la Juventus, che ha vinto più di tutti in campionato concentrarsi sulla Coppa sarà un fatto talmente intenso che ci porterà a fare un'annata feroce. Senza tralasciare nulla, la priorità andrà alla Coppa, voglio assolutamente trovare una quinta finale». Ma la frase gettata lì, con il sorriso ma senza ironia, sul «campionato da non vincere» fa comunque capire quanto Lippi si interroghi profondamente sulle cause che, come ammette lui stesso, hanno portato la Juventus a prestazioni scialbe in tutte le finali disputate. «Una è sicuramente il fatto che non siamo mai arrivati con la formazione migliore». Nell'amarezza generale, un elemento che ha fato particolarmente male a Lippi è stata l'etichetta di perdente. «Non mi sento un perdente, ma un allenatore che cerca di tirare fuori il massimo dai suoi giocatori. Nei sei anni e mezzo di Juventus, ho sempre vinto qualcosa e l'anno in cui mi dimisi eravamo nei quarti di Coppa Campioni. Mi definisco un perdente di discreto successo» Altre contestazioni rivolte al tecnico, sono state la scelta della formazione e quella dei rigoristi. «Mi dite la differenza che passa tra Costacurta terzino e Montero terzino? Se avessi messo Birindelli subito, Shevchenko sarebbe andato a giocare dall'altra parte, impedendo a Thuram di sganciarsi e Birindelli sarebbe rimasto libero e inutile. Camoranesi era un uomo che poteva darmi qualità». Il tecnico rivela anche un piccolo segreto: «I giocatori sapevano la formazione da dieci giorni ed erano tutti d'accordo: volevo aumentare la qualità dietro per ricominciare l'azione. Ma tutti sapevamo anche che la qualità dei giocatori del Milan è superiore. Se opero alcune mosse non è per sfidare il mondo, ma perché sono convinto che siano efficaci. Poi, non posso avere paura di quello che ho deciso». Affrontando il tasto dolente dei calci di rigore finali, Lippi conferma di avere avuto il rifiuto di alcuni giocatori che gli hanno detto di non sentirsela e aggiunge: «Ho parlato con Nesta che mi ha fatto capire che la stessa cosa è successa al Milan». E spiega perché sarebbe stupido in questi casi imporre delle decisioni: «Provare i rigori non conta nulla, perché non è un gesto tecnico, ma psicologico. Se uno non se la sente, non serve forzarlo. Nella finale che disputammo a Roma, Vialli, che sul piano psicologico era un campione di portata immensa, mi disse: non me lo fare battere, perché se sbaglio poi non dormo per tutta la vita». E adesso, di che cosa ha bisogno questa Juventus depressa? «Di vacanze. E poi di qualcos'altro, di cui parlerò con la società».