Milan, ritorno trionfale
Volano alti, sopra le nuvole che accompagnano il viaggio da Manchester a Malpensa, i pensieri milanisti dopo la straordinaria notte dell'Old Trafford. E' lo specchio della felicità Carletto Ancelotti. Il giorno dopo è ancora più bello, con quell'espressione che solo a vederlo mette allegria. Sorride, e ne ha tutti i motivi. «Non mi chiedete se sono felice perché sarebbe banale. Lo sono. E' stata una grande emozione. Vincere la Coppa è sempre un qualcosa di unico, ma mi auguro che questo successo sia solo il trampolino di lancio per vincerne ancora altre a questi livelli. A Manchester abbiamo gettato le basi per il Milan che verrà. E vogliamo continuare ad esserlo per molto tempo». Cosa hai detto alla squadra al rientro in albergo dopo la partita? «Ho fatto i complimenti a tutti, perché sono stati grandissimi, ma ho anche detto loro di ricordarsi di questa giornata quando verranno i momenti difficili che nel calcio ci sono e ci saranno sempre». Quando hai creduto di poter vincere? «Dopo aver visto con quale autorità la squadra si imponeva in trasferta nelle prime fasi. Grandi vittorie, calcio spumeggiante, come a Monaco. In quel momento ho capito della grandezza e delle potenzialità di questa squadra». Cosa manca al Milan? «Migliorare in continuità. Questo è un gruppo fantastico che sulle ali di questo trionfo inglese, può solo crescere, perché non ci sentiamo certo appagati». Questa vittoria è dedicata anche alla Juve? «Non parliamo di rivalse, quelli alla Juve sono altri tempi. Ci hanno fatto i complimenti. Godiamocelo questo momento perché è solo rossonero». Paura Maldini Un piccolo spavento a metà strada quando l'aereo ha perso improvvisamente quota. Paolo Maldini che era seduto accanto a noi ha avuto un fremito. «Questa emozione è più forte di quella dell'Old Trafford. Che paura. La Coppa? Troppo bella ma mercoledì sera era impossibile stringerla perché Gattuso e Brocchi l'avevano sequestrata e non intendevano mollarla. Cosa ho fatto dopo? Ho abbracciato i miei cari e con loro diviso questa grande gioia». Dida confessa Infine Dida, l'eroe dell'Old Trafford, capace di ipnotizzare i bianconeri dal dischetto e regalare la coppa al Milan. «Non sono un eroe, sono solo uno che ama il pallone e che si applica. Prima dei rigori tutti mi hanno rivolto parole di incoraggiamento, anche Abbiati mi ha detto come potevano tirare i bianconeri poi mi ha consigliato di ascoltare il mio istinto. Determinante il primo rigore parato a Trezeguet, mi ha caricato di più». Vale di più vincere un mondiale senza giocare oppure vincere la Champions da protagonista? «Non cambia nulla perché anche se non giochi fai parte di un gruppo e vivi con la stessa intensità gli avvenimenti. Adesso voglio guadagnare un posto da titolare con la mia nazionale». Cosa ti ha dato il Milan? «La fiducia, ha creduto in me, e in questa stagione credo proprio di aver dimostrato di essere da Milan, sia in campo che fuori». Galliani euforico Una Coppa che vale anche tanti soldi. «Ma per favore, non fatemi parlare di benefici economici - implora Galliani, che mai ha trascurato l'argomento -. Lasciatemi fare il romantico. Lasciatemi dire che mi sento pieno di gioia. È una soddisfazione infinita per tutti noi, vincere la Champions League e tornare in cima all'Europa». Degli acquisti dello scorso anno, quale mi ha soddisfatto di più? Tutti e 5 grandi acquisti, ma se devo fare un nome dico Nesta. Ha dato un miglioramento enorme alla difesa. Con la coppia centrale Nesta-Maldini siamo tornati ai grandi centrali rossoneri di qualche anno fa». Adesso c'è un gran lavoro davanti: «Mi eccita pensare che, se vinceremo la Coppa Italia, avremo sei competizioni da sostenere, e dire che quest'anno siamo già a 60 partite ufficiali». Cosa ci sarà di nuovo? Un grande acquisto? «Un innesto importante. Non un grande colpo, ma un innesto impo