di MARCO GRASSI ALESSANDRO Petacchi non la conta giusta.
Il velocista spezzino, caduto rovinosamente nella crono dell'altro giorno e portato in ospedale per accertamenti, disperava, due sere fa, di poter risalire in sella: «Non camminavo nemmeno, avevo male dappertutto». Poi, miracoli del ciclismo, arriva la mattina, Alessandro prende la bici, va col gruppo, se ne sta tranquillo e verifica che la caduta non gli ha portato via la splendida condizione che ha finora esibito, mette a lavorare la squadra nel finale di tappa, e riesce a vincere a Pavia sorprendendo se stesso, i suoi compagni e tutti i tifosi. La cronaca della frazione di ieri, fatto un accenno ad una fuga di Adyeyev e Chmielewski, in pratica si esaurisce nella descrizione della volata. Si pensava che Garzelli potesse infilarsi nello sprint per cercare qualche abbuono, e i movimenti suoi e della sua squadra negli ultimi dieci chilometri hanno avallato questa tesi. Finché, intorno ai 3 chilometri, il secondo in classifica non si è reso conto che sarebbe stato oltremodo rischioso mettere le sue ruote tra quelle dei velocisti di professione, particolarmente agguerriti ieri, e si è perciò fatto da parte. Lombardi, come al solito, ha fatto un grandissimo lavoro, stavolta per Bennati; ma il giovane vice-Cipollini ha frustrato gli sforzi dell'esperto apripista con uno scatto molto moscio, che gli è valso non più del quarto posto. Petacchi, con la sua progressione, è stato bravo a tenere a bada il ritorno di Casper e Svorada e ha conquistato il suo quinto successo di tappa al Giro 2003 su un traguardo preceduto, a 500 metri, da una curva piuttosto pericolosa che sarebbe stata letale come quella di San Donà se fosse piovuto; per fortuna era sereno. Due fatti curiosi: a 30 chilometri dalla fine l'austriaco Riebenbauer è caduto in un fosso a bordo strada e ne è riemerso ricoperto di fango (o meglio: speriamo vivamente si trattasse solo di fango); e al traguardo si è rivisto Eugeni Berzin, vincitore del Giro '94 e ritirato da un paio di stagioni per abbracciare uno stile di vita molto sedentario: il suo faccione diventato grassottello parla chiaro. Oggi il Giro si riposa, domani si ripartirà con la Salice Terme-Asti di 117 chilometri: ancora una frazione che chiama all'azione i velocisti. Intanto Marco Pantani vuole correre il Tour de France. «In testa ho ancora la voglia di fare il Tour. E fino alla fine ci spero. Se finisse bene il Giro, senza cali, sono convinto che fra un mese e mezzo potrei essere competitivo». Il «Pirata» ne aveva parlato già a Lecce. Ieri ha rilanciato: vuole correre il Tour. E la sua squadra sta cercando di trovare la strada per farlo entrare nella corsa a tappe francese.