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L'urlo della curva milanista «Niente guerra, sarà una festa»

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Un'ipotesi del genere viene definita da un portavoce della Curva Sud «inimmaginabile per chiunque conosca l'ambiente del tifo calcistico». Ma i tifosi rossoneri confermano che «nessun contatto sarà cercato a Manchester con i tifosi avversari. «Sarà una giornata di grande festa, e nessuno di noi ha intenzione di rovinarla». L'atteggiamento, «condiviso da Commandos, Brigate e Fossa», e rivolto come sollecitazione anche ai gruppi minori, è quello di evitare occasioni di contatto con gli avversari. Commandos Tigre, Brigate Rossonere e Fossa dei Leoni hanno diffuso una presa di posizione pubblica in risposta a quanto riportato da un articolo sul Corriere della Sera di ieri. Nell'articolo si ricorda che tra milanisti e juventini c'è un conto da saldare; una «guerra» è in atto dal dicembre scorso, quando due gruppi ultras avversari si incrociarono in un autogrill in Emilia. Ci fu un duro scontro, e gli juventini sottrassero ai milanisti degli striscioni, fra cui quello storico dei Commandos Tigre che ricorda lo scudetto della «stella». Questo trofeo viene ora mostrato dagli ultras bianconeri negli stadi e il timore è che, se esposto a Manchester, scateni una battaglia. Per questo ci sarebbe stato in un bar di Milano un incontro fra rappresentanti delle due tifoserie ultra, davanti a funzionari di polizia che si occupano del settore tifoserie, per stabilire il patto di non aggressione a Manchester. «Siamo esterrefatti e perplessi nel solo immaginare come ci si possa sedere a un tavolo per un incontro di questo tipo grazie a un intervento della Questura», afferma in qualità di portavoce Ricky, dei Commandos. «Se fosse così semplice, non esisterebbe il fenomeno della violenza nel calcio. È impensabile che la questura possa intervenire in questo modo in ambiente neutro: chi mai si assumerebbe la responsabilità personale di garantire la tranquillità a nome di tutti?». Al di là di quel che dicono i tifosi, non è una novità che, non certo con incontri ufficiali, ma in modo informale e con il lavoro di intelligence, la questura, attraverso i suoi specialisti, in vista delle gare più importanti e a rischio, prende contatti con i capi-tifoserie per evitare i problemi più grossi, pur sapendo che ci sono i cosiddetti cani sciolti che sfuggono a qualsiasi controllo. «Noi, nemmeno spontaneamente, non abbiamo avuto alcun incontro con gli juventini - insiste comunque il portavoce degli ultras rossoneri-. Ma alla domanda che tanti ci hanno rivolto abbiamo risposto sempre che non cercheremo alcun contatto a Manchester con i tifosi avversari. Non lo faremo, anche perchè capiamo che il tifo di queste finali è variegato e composito. Ci sono famiglie, spettatori occasionali: è una giornata di grande festa, non vogliamo rovinarla o farla degenerare». Poi una serie di precisazioni: «Primo: la nostra rivalità è storica, e risale a molto prima dell'episodio di dicembre. Secondo: nessuno ha mai rubato uno striscione dei Commandos, nè quello della stella nè altri. Gli striscioni rubati appartenevano ad altri gruppi. Terzo: in questa storia è stato tirato in ballo il nome dei Viking juventini, che non esistono più da anni, e nessuno degli ex Viking ha responsabilità o funzioni all'interno del tifo organizzato juventino». «Il nostro dubbio - conclude il portavoce - è che ci sia dietro a questa storia una manovra 'politicà per creare tensioni dove nessuno le vuole. Col rischio di mettere tutti contro tutti: fra milanisti e juventini, fra milanisti e milanisti, fra juventini e juventini».

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