Lazio fino al 2008
L'annuncio più atteso s'è materializzato al termine di un'altra giornata infinita. Voci e illazioni, un tourbillon d'interrogativi sull'asse Roma-Milano, spazzato via dal diktat diffuso e amplificato da Baraldi. «Il tecnico ha sposato il progetto biancoceleste», tono calmo e disteso, anzi trionfale. Mancini rimane, viva Mancini, la Lazio ha il proprio profeta. Che i tifosi facciano festa, insomma, le sirene nerazzurre, l'Inter, Cuper, tutta roba d'archivio. E pensare che lui, il Mancio, s'era concesso un viaggio privato a Milano solo una notte prima, alimentando la ridda delle ipotesi, anzi dell'unica ipotesi. Cioè l'Inter. Il blitz meneghino, in realtà, nascondeva interessi privati e anche da lì, sponda Pinetina, confermano. Nessun incontro. La Lazio quindi. In cima ai pensieri di Mancini, certamente. Questione d'affetto, perché non saranno i soldi a minare le certezze del tecnico più acclamato dell'anno. Semmai le prospettive. E Baraldi, da navigato ed esperto amministratore, ha chiuso i giochi. Quaranta minuti di colloquio a tre, direttamente a Formello. Longo-Baraldi—Mancini. E infine la schiarita. Definitiva, salvo ribaltoni improbabili. «Stiamo lavorando su un contratto sulla base dei cinque anni, si può dire tra l'altro che abbiamo raggiunto un accordo virtuale. La firma? Quella è subordinata all'aumento di capitale, che però non è in discussione: considero tutto questo un fatto formale». Insomma fumata bianca. Finalmente. Dietro la pressione dei compratori ormai alle porte e di Capitalia, e meglio, degli istituti chiamati a traghettare la società verso il rilancio, sulla scena l'affetto dei tifosi. Che anche ieri si sono stretti intorno al loro tecnico, anzi al loro mago-profeta-idolo. Per Mancini è pronto un quinquennale vicino ai 2,5 milioni di euro. Magari con la postilla, più morale che pratica, che nel caso in cui il rapporto si incrinasse o che le lusighe delle grandi del Nord tornassero a bussare alla porta, beh, lo spiraglio rimarrebbe aperto, senza tenere conto di certe formalità burocratiche. La Lazio non pensa a questo. Oggi brinda e festeggia una conferma importante. Anche perché decadono, sostanzialmente, le condizioni sospensive che sembravano poter allontanare il tecnico dalla Capitale. In pratica le conferme di Stam e Stankovic. Sul destino dell'olandese aleggiano ancora molti dubbi, ma il dado è tratto. Mancini sarà biancoceleste, a prescindere. «Ci sto mettendo la mia faccia e l'immagine di questa società. Il nostro progetto è serio e prevede la presenza di Roberto Mancini, che ha condiviso in tutto e per tutto le nostre idee», ha sottolineato Baraldi, che sarà l'anima del nuovo progetto-Lazio. Al tecnico affiderà in sintesi la supervisione dell'intera area tecnica, cioè del settore giovanile, della fitta rete di osservatori, di tutto ciò che ruoterà intorno alle scelte più importanti. Al suo fianco ci sarà Oreste Cinquini. La squadra sarà ristrutturata a inizio giugno, quando l'aumento di capitale non sarà solo un proposito ma una bella e splendente realtà. C'è ancora da discutere sul destino di Corradi, anche se l'attaccante sembra sempre più lontano. Ritiro a Vigo Mancio supervisionerà, poi deciderà. Senza travalicare nessuno, ma facendo rispettare il suo peso specifico, la sua valenza che è anche competenza. Per questo proprio lui ha deciso, sfumato Riscone di Brunico (che ironia della sorte ospiterà le prime gesta della nuova Inter), che la sede del ritiro fosse Vigo di Fassa. La Lazio sarà lì dal 7 al 24 luglio, prima andrà in Sardegna, subito dopo in Inghilterra. Tutto seguendo i dettami di Mancini. Che ora vuole modellare la nuova creatura secondo i suoi principi. Appianati i problemi residui, Ricucci e Merloni prenderanno in mano le redini della società: ieri è arrivata la smentita di Salvatore Ligresti, in merito a un suo eventuale ingresso nel pacchetto azionario biancoceleste ma il fronte è ancora aperto e sembra che anche altri imprenditori si siano avvicinati ai biancocelesti. All'orizzonte