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A San Donà di Piave la pioggia condiziona la volata finale. Galvez scivola e fa cadere anche Cipollini che rischia il ritiro Simoni conserva la maglia rosa

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Ci si è messo il maltempo, con un nubifragio lungamente annunciato al gruppo da nerissimi nuvoloni all'orizzonte, a mescolare le carte dell'11a tappa, tranquilla nelle intenzioni degli organizzatori, ma risoltasi in un epilogo da batticuore a causa dell'asfalto viscido. È caduto Cipollini, questa è la notizia del giorno. È caduto non per propria disattenzione o sventatezza, ma perché coinvolto in uno scivolone, all'ultima curva, da quel matto di Galvez. Lo spagnolo, pretendendo di entrare in curva ad una velocità di molto superiore a quella accettata dalle leggi della fisica su un fondo stradale tanto bagnato, ha sentito scappar via le sue ruote sotto di sé. Mal per Mario, che si trovava al fianco dell'uomo Kelme (e subito dietro a McEwen), e che in un attimo ne è stato travolto e trascinato, come una saponetta su un pavimento allagato, contro le transenne. E prima dell'impatto, mentre scivolava per metri, Re Leone aveva la chiara espressione di chi sta pensando: «Ma proprio a me doveva capitare quest'idiota, oggi?». Il botto è stato impressionante: Mario si è ribaltato su se stesso, mentre Galvez è rimasto sotto la sua bicicletta e il corpo dell'iridato, e mentre, in una paradossale carambola, altri corridori che arrivavano da dietro (Furlan tra questi) rischiavano di travolgerli e cadevano a loro volta. Cipollini è rimasto per qualche secondo seduto, per terra, nell'attesa di realizzare quanto successo, o cercando di metabolizzare la delusione per una tappa sfuggita così a 150 metri dall'arrivo. Poi si è rialzato, ha dato del pazzo (con un cenno) a Galvez, il quale era ancora intontito, appoggiato alla transenna; si è rimesso in sella e ha tagliato il traguardo, tutto dolorante alla spalla e al costato. Quindi è salito su un'ambulanza e si è diretto in ospedale per accertamenti. Il bollettino medico ufficiale del Giro parla di «trauma toracico, trauma dorso lombare e trauma alla spalla sinistra». Ma il medico della squadra, Nazareno Trobiani, gli ha consigliato di non partire. Il campione del mondo deciderà questa mattina. Se sta meglio parte, altrimenti si ritira. Nel frattempo McEwen aveva già vinto e festeggiato: l'australiano aveva attaccato la curva «maledetta» davanti a tutti, in maniera perfetta per quanto azzardata. La caduta di chi lo seguiva ha lasciato Robbie solo in testa con un buco alle sue spalle, e vincere a quel punto è stato uno scherzo. Petacchi ha tagliato il traguardo al secondo posto smoccolando all'indirizzo dell'organizzazione: «È assurdo piazzare l'arrivo 150 metri dopo una curva così pericolosa!». Non ha tutti i torti, lo spezzino, specie se si considera che la giuria non ha fatto molto per limitare i rischi nel finale: si poteva, per la pioggia e l'asfalto bagnato, decidere di neutralizzare il cronometro nell'ultimo giro del circuito, in modo da non indurre le squadre degli uomini di classifica a cercare di star davanti, creando confusione con gli sprinter che invece cercavano il successo di tappa. Invece questa saggia decisione non è stata presa, e le cadute, a parte quella di Cipollini, sono state diverse. Oggi allo Zoncolan (Rai3 ore 15.20) il rischio di scivoloni all'arrivo della dodicesima tappa (lunga 185 chilometri) sarà molto limitato; quello relativo al maltempo no: lassù potrebbe fare tanto tanto freddo.

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