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LA DECIMA tappa del Giro non ha risolto, chiaramente, nessuna questione riguardante la classifica: Simoni ...

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Ma una risposta, attesa e importante, la frazione appenninica l'ha data: a livello di squadre, non c'è partita tra la Saeco di Simoni e la Vini Caldirola di Garzelli. Si intuiva già dalla partenza che il team del lombardo non fosse all'altezza dei concorrenti (anche la Lampre di Casagrande risulta essergli superiore). Ma al Terminillo avevamo avuto un'impressione diversa: il gran lavoro in salita di Mazzoleni, compagno di Garzelli, aveva contribuito a scremare il gruppo dei migliori. Ieri le cose non sono andate così: i Vini Caldirola hanno prima lasciato andar via una fuga senza nessun loro rappresentante; quindi hanno lavorato sodo per tentare di annullare quell'attacco; infine, quando sono arrivate le salite più insidiose, sono scoppiati, lasciando da solo Garzelli in balia dell'assalto di Simoni. Il trentino, da parte sua, ha potuto invece contare nei chilometri finali sull'appoggio di Bertagnolli, il quale era nella fuga; e in ogni caso, in gruppo ci sarebbe stato Sabaliauskas a coprirgli le spalle. Una tattica, quella della Saeco, raffinata e redditizia, molto più di quella dei rivali: i quali, essendo meno competitivi, dovrebbero cercare quanto meno di non commettere, i grossolani errori di ieri. Perciò non è detto che il fatto di aver perso la maglia rosa sia del tutto negativo: senza la responsabilità di dover gestire la corsa, Garzelli e i suoi potranno almeno stare più tranquilli. Mar. Gra.

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