Giro d'Italia La decima tappa scuote la classifica. Oggi arrivo a San Donà di Piave
In un'altra annata la tappa di ieri sarebbe filata via tranquilla e serena, e invece stavolta abbiamo visto i fuochi d'artificio. Grazie a Gilberto Simoni, autore di un numero inatteso e per molti impensabile, ma grazie anche a Stefano Garzelli, che del trentino è rivale di più o meno equivalente forza: in situazioni del genere, la corsa può vivere di emozioni forti grazie al fatto che non c'è un dominatore assoluto, come avviene invece al Tour con Armstrong, ma due protagonisti che in qualche modo si completano a vicenda. L'interesse è naturalmente accresciuto dall'incertezza dell'esito. Il numero di Simoni. A 35 chilometri dalla conclusione di una tappa punteggiata da molte salitelle non dolomitiche ma insidiose, Gilberto si è alzato sui pedali, nel tratto più duro del Monte Casale (che non era nemmeno valido per la classifica del Gpm!), e se n'è andato da solo. Nessuno è riuscito a stargli a ruota, e il trentino ha preso subito un mezzo minuto di vantaggio su Garzelli. La corsa, fino a quel momento, non era vissuta in fase letargica: c'erano in fuga 16 uomini, partiti intorno al cinquantesimo chilometro. Insieme a Fredy Gonzalez e Zaballa (che si contendevano i traguardi del Gpm), c'erano tra gli altri Arvesen, Lunghi, Bruseghin, Nocentini, Tiralongo e Bertagnolli. Quest'ultimo, compagno di squadra di Simoni, aveva un ruolo strategicamente importante: attendere il suo capitano sull'ultima salita (il Monte Trebbio) e aiutarlo ad allungare, per quanto possibile, sugli inseguitori. Sullo scatto di Simoni, Garzelli è andato subito in affanno: privo di compagni al suo fianco (si erano tutti già staccati, come del resto aveva fatto Aitor Gonzalez, pseudocapitano della Fassa Bortolo), il primo della classifica ha capito subito che sarebbe stato problematico per lui conservare la maglia rosa. Un aiuto forse insperato gli è venuto da Francesco Casagrande, che si è messo a tirare per limare il margine del gruppo da Simoni (margine che era arrivato a lambire il minuto); poi però il toscano, con Scarponi a ruota, è partito in contropiede sul Monte Trebbio provando egli stesso a staccare Garzelli. Il quale però ha trovato la forza per reagire e per riportarsi su Casagrande, approfittando anche del fatto che le pendenze si erano fatte più dolci. Davanti, nel frattempo, Simoni aveva raggiunto quel che restava del gruppo dei fuggitivi, ed effettivamente Bertagnolli gli ha dato una bella mano quando è iniziata la discesa verso Faenza: rimasti in quattro (coi due Saeco c'erano anche Arvesen e Tiralongo), gli attaccanti sono riusciti a conservare una ventina di secondi di vantaggio su un gruppo che via via si ingrossava (da dietro c'era ancora chi riusciva a rientrare; tra questi Pantani, malgrado una caduta). Agli 800 metri Simoni è scattato per provare a vincere e conquistare anche 20" di abbuono: Arvesen e Tiralongo hanno però reagito, superandolo all'ultima curva. Il norvegese ha avuto ragione dell'italiano, Gilberto ha chiuso al terzo posto, e con 8" di bonus è riuscito a scalzare di un niente Garzelli dal primo posto in classifica. Commozione finale per Simoni, e appuntamento per la rivincita sul Monte Zoncolan.