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LA Coppa Italia resta comunque un obbiettivo prestigioso, un trofeo da esporre con orgoglio nelle bacheche ...

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Una finale, poi, come quella di questa stagione, con Roma e Milan, la rende ancor più densa di significati. Certamente per la Roma, reduce da tante delusioni ed altrettanti rimpianti, ha più valore che non per il Milan, che questa sera all'Olimpico, nella gara di andata, scenderà in campo con la testa già a Manchester, dove fra una settimana si giocherà l'Europa. Sarebbe però una follia da parte del club rossonero non onorare l'impegno, proponendo le seconde linee. Forse il prudente Ancelotti preponderebbe per questa scelta, ma il Milan ha un presidente che si chiama Berlusconi, il quale ha una visione diversa del calcio. Lui dalla sua squadra pretende sempre gioco e vittorie e questa filosofia farebbe sperare in una partita vera. Meglio per tutti, anche per la Roma, che avrebbe ben altri stimoli e ben altra gloria, in caso di successo, se sarà chiamata a vedersela con il vero Milan. Olimpico Non sono mancate, e giustamente, le celebrazioni per l'Olimpico che ha compiuto i suoi primi cinquant'anni qualche giorno fa. È uno stadio, ma anche un simbolo di Roma, alla quale certo non ne mancano. In questa arena si sono disputate le Olimpiadi del 1960, giocate migliaia di partite di calcio, organizzati incontri di pugilato, corse tappe del Giro di Italia. Ma l'entusiasmo per la ricorrenza ha tradito gli aedi che si sono cimentati nel racconto della storia dell'impianto. L'Olimpico, infatti, rappresenta la negazione dello spettacolo calcistico, con le tribune lontanissime dal campo di gioco. Questa, pur grave, non è l'unica critica da rimarcare. Autentico gioiello architettonico, edificato alle pendici di Monte Mario, nel pieno rispetto dell'ambiente, ha subito una ristrutturazione per i Mondiali del '90 da considerarsi delittuosa. Basta vedere le fotografie del prima o dopo la cura per renderseno conto. La città più bella del mondo non meritava proprio un simile affronto estetico. McCormack È morto a 74 anni Mark McCormack, il padre dello sport inteso come business. È stato, infatti, questo avvocato americano ad inventare la figura del manager, per poi dare vita alla Img, una società che è oggi presente in 33 Paesi, con una attività estesa anche alla contrattazione dei diritti televisivi e alla produzione Tv. Un impero nato per caso, dalla passione per il golf dell'allora giovane McCormack, che nel 1960 offrì al miglior giocatore di quei tempi, Arnold Palmer, di curare i suoi interessi. Nel tempo, si sarebbe dedicato agli atleti di molti altri sport e fra i suoi clienti, fra i tanti,si ricordano Borg, Killy, Tomba, Prost, Paolo Rossi. Era un uomo metodico, non avido. Con la sua scomparsa si chiude un'epoca.

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