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Il Re Leone si aggiudica l'ottava tappa del Giro d'Italia ed eguaglia il record di Binda 41 successi come il grande campione degli anni trenta che duellava con Girardengo

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Mario Cipollini ha finalmente centrato il suo successo numero 41 al Giro d'Italia ed è così riuscito ad eguagliare Alfredo Binda nella classifica dei plurivincitori di tappa nella corsa rosa. Con una sola altra affermazione il Commendatore rimarrebbe il detentore solitario del record in questione, e da qui a Milano le possibilità di volata di gruppo sono ancora numerose: già oggi (Arezzo-Montecatini Terme, 160 chilometri) Cipollini potrà chiudere definitivamente la partita, ma se anche gli andasse male avrà modo di riprovarci mercoledì a San Donà di Piave, lunedì prossimo a Pavia, il 28 ad Asti e il 31 a Cantù (l'organizzatore Castellano non ha voluto lasciare nulla di intentato per aiutarlo). SuperMario si lascia alle spalle una settimana pesante, contrassegnata da giorni di crisi e dalle ripetute sconfitte subite ad opera dello scatenato Petacchi. Cipollini, rinfrancato dall'enorme affetto che il pubblico gli ha dimostrato strada facendo, ha reagito alle avversità con la massima serenità (anche se si è lasciato andare, un paio di volte, a dichiarazioni tra lo sconfortato e il sarcastico), e in Toscana, davanti agli occhi della sua famiglia, ha rotto l'incantesimo. Al termine di una frazione lunga e senza scintille (note di cronaca: Zaballa ha preceduto Fredy Gonzalez al Gpm di Forca dell'Arrone, Casper ha battuto Backstedt all'Intergiro di Città di Castello, Adyeyev ha tentato un velleitario allungo a 30 chilometri dall'arrivo), la Domina Vacanze ha lanciato nella miglior maniera possibile il suo capitano. Ai 200 metri Petacchi tentava, come già aveva fatto con successo ad Avezzano, di anticipare il momento in cui Lombardi avrebbe aperto la strada a Cipollini: spostatosi sulla sinistra, lo spezzino in maglia ciclamino non poteva però far altro, in quest'occasione, che assistere all'irresistibile scatto finale di Mario, che, partito ai 180 metri, non concedeva repliche a nessuno. Né a McEwen, secondo, né allo stesso Petacchi, «soltanto» terzo. La meritatissima festa, tra champagne, cori e l'abbraccio dei familiari, era tutta per il Campione del Mondo, che nel 1989 vinse la sua prima tappa al Giro d'Italia e che da allora non ha mai fallito l'appuntamento con la corsa rosa, portando a casa qualche successo ogni volta che vi ha partecipato (ha saltato per ragioni fisiche soltanto le edizioni 1993 e 1994). Se Cipollini esulta, non altrettanto può fare Francesco Casagrande, che si è fatto cogliere di sorpresa (così come la stragrande maggioranza del gruppo, compresi Frigo, Pantani, Gonzalez, Rumsas e Tonkov) da un minifrazionamento nel finale di tappa (dovuto all'alta velocità), e ha subìto, a causa di questo buco, un ritardo di 10" da Garzelli e Simoni, bravi invece a restare nelle prime posizioni. Non che i dieci secondi siano in sé un dramma, ma il toscano è l'unico dei big caduti in disgrazia al Terminillo a poter sperare di rientrare, in qualche modo, sui fortissimi primi due della classifica: può riuscirci, però, solo se conduce una corsa impeccabile, e perdere altro tempo (anziché magari rosicchiare qualche secondo) in una tappa poco importante non è un gran segnale. Ora Casagrande è a 3'21" da Garzelli.

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