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L'urlo di Mancini. «Pensiamo al Brescia: vinciamo e chiudiamo i giochi» (ore 15, Stream) Ovazione della Nord al tecnico: «Con noi per sempre». Olimpico verso il tutto esaurito

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Quattro punti per la matematica, forse meno per la logica, ma non è certo una questione di calcoli. Perché a sentire lui, il condottiero di una Lazio bella e applaudita, i compromessi sono banditi dalla scena. Mancini è chiaro, preciso, diretto. «Servono sei punti, anzi voglio sei punti», tuona categorico, perché in cuor suo alberga la speranza d'agganciare il treno che porta nel Paradiso calcistico, quel secondo posto che sa di scommessa a oltranza, per una squadra che le scommesse ama vincerle giocando bene. La Lazio sfida oggi il Brescia (ore 15, diretta Stream) per cercare di strappare in anticipo il visto per la Champions League. La qualificazione alla prestigiosa competizione internazionale garantirebbe vetrina, introiti e un futuro più solido. In una sola parola àncora di salvezza per una società che ha tagliato un traguardo importante e insegue ora l'approdo sicuro, cioè il definitivo rilancio. Mancini lo sa bene, scuote la squadra e allontana le sirene nerazzurre. Moratti ci proverà ancora a incoronarlo re del suo nuovo corso, la Lazio se lo tiene stretto, se lo coccola e i tifosi oggi lo blinderanno. A modo loro. Con una emozionate passerella sotto la Curva: gli Irriducibili cercaranno di sottrarlo così ai dubbi, di cancellare le ipotesi migratorie. Lui, l'oggetto del desiderio, fa spallucce e riporta tutti con i piedi per terra. «Il mio pensiero va solamente al campo, non penso sia il momento di fare bilanci o pensare troppo al futuro, alla sede del ritiro o alle vicende di mercato: ci sono due partite impegnative da giocare». E allora ecco il Brescia di Mazzone, ostacolo di rilievo nella rincorsa all'obiettivo più importante. «Non sarà facile, non esistono partite facili. Il Bologna stava nella stessa situazione del Brescia eppure ci siamo sudati la vittoria fino in fondo, lottando su ogni pallone. Dobbiamo confermare la prestazione di sabato scorso per guadagnare i tre punti e cercare così di risucchiare le squadre che ci sono davanti». Sprint finale Mancini non cerca però alibi e neanche aiuti. «Il nostro futuro dipende solo da noi quindi le sorti delle altre squadre non devono interessarci. È logico che in caso arrivassero buone notizie dagli altri campi sarebbero ben accette». E poi spazio a qualche rimpianto, perché, in fondo, questa squadra avrebbe potuto lottare davvero per lo scudetto, fino alla fine. «Non c'è una differenza abissale tra la Lazio e le tre squadre che ci precedono. Fondamentalmente non abbiamo sfruttato le occasioni che si sono presentate nel corso della stagione: non abbiamo dato quel qualcosa in più nei momenti topici». E lui, lo stratega della Nord, si aggrappa ancora una volta alla sua squadra. «I ragazzi sono da elogiare in blocco, nessuno escluso, anzi chi ha giocato meno è stato bravo a farsi trovare pronto ogni volta che è stato chiamato in causa. Abbiamo mantenuto la serenità in ogni frangente, anche nei momenti più difficili». Con il Brescia sarà ancora 4-4-2, all'attacco, per imporre un gioco che è diventato modello per molti. «Penso che una squadra debba cercare sempre di proporre il proprio gioco. Non è detto che sia indispensabile utilizzare due centrocampisti di copertaura a patto che gli esterni siano bravi a leggere le varie situazioni di gioco e stringere al centro: per questo motivo anche due giocatori come Liverani e Stankovic possono giocare in coppia e integrarsi alla perfezione». Obiettivo Champions, senza pensare al futuro. Con il biancoceleste che vale più del nerazzurro. E uno stadio intriso di amore, che dedicherà strali polemici ai dissidenti del piano-stipendi (Corradi e Chiesa): quell'Olimpico che va verso il tutto esaurito (oltre 40 mila biglietti venduti). Un atto d'amore per premiare una Lazio immensa.

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