A Manchester lo spot del calcio italiano
Primo e secondo posto, senza dimenticare il virtuale terzo gradino dell'Inter in condominio con il Real. Il 28 maggio all'Old Trafford di Manchester si celebra la grande rivincita del calcio italiano. E ci voleva, dopo anni di delusioni, amarezze, dopo eliminazioni in Europa e il fallimento mondiale della nostra Nazionale. Juve-Milan per ridare credibilità al nostro football, per dare un calcio alle beghe del recente passato. Un evento storico per griffare la prima finale tutta italiana nella storia della Coppa Campioni. Non era mai accaduto. Il vento è cambiato, per fortuna. È cambiato grazie al Milan che magari avrà pure sofferto un tantino nell'euroderby con l'Inter, ma che ha meritato di giocarsi l'ultimo atto dopo aver giocato calcio champagne per l'intero corso della rassegna, illuminato dalla saggezza di gente come Seedorf, Rui Costa, Inzaghi, Shevchenko. Una parte alta di Champions scoppiettante, unica. E poi, ecco la Juve, quella Vecchia Signora che non conosce la parola mollare, più volte barcollante, addirittura sul punto di cadere, rimasta in piedi fino alla fine, coi denti, con quella capacità di ribaltare ogni pronostico. L'ha fatto anche nell'ultima partita, la gemma di Lippi, il trionfo bianconero contro i più grandi del Mondo, quel Real che con troppa presunzione e spavalderia, pensava già di essere a Manchester. E invece l'aereo per la finale d'Europa, partirà proprio da Caselle. E quanti motivi coloriranno questa finale, a cominciare da Ancelotti e Inzaghi, i due ex ancora col dente avvelenato, pronti per la rivincita. Intanto quella, la rivincita, se l'è presa il calcio italiano. Depresso da anni di figuracce, riscopre il gusto del trionfo con questa finale tutta di casa nostra. E l'elogio a Juventus e Milan arriva dal ct azzurro Giovanni Trapattoni che coglie l'occasione per prendersi una rivincita personale. «Mai come in questa circostanza è appropriato parlare di finale storica - dice Trapattoni -. Rivaluta il nostro calcio dopo tante considerazioni: evidentemente non è così depresso, nè sotto l'aspetto tecnico nè per il suo valore generale. Da un paio d'anni, anche con le sfortunate vicende della nazionale, era fuori dall'elite. Ora non so fino a che punto si possa parlare di rivincita, ma di certo è la prova che abbiamo dei valori. Interpretiamo il calcio moderno a nostro modo, secondo lo stile che ci è proprio: e il minimo comun denominatore è la cultura del risultato». Già. E poco importa, se non ai diretti interessati e alle tifoserie, che vincerà questa sfida. Un vincitore ce l'ha già oggi, perché il 28 maggio nel «teatro dei sogni» dell'Old Trafford sventolerà il tricolore»