L'Inter ci prova Assalto a Mancini
Stavolta per sempre. L'eliminazione dalla Champions suona come un oltraggio senza ritorno: Hector Cuper ha chiuso con l'Inter. Ieri i siti web nerazzurri l'hanno reso oggetto dell'ira post-derby. E gli hanno anche affibbiato l'etichetta del «gran perdente». L'argentino ha griffato due pagine amare della recente epopea Moratti: lo scudetto prima vinto e poi perso, in quell'incredibile 5 maggio, quando all'Olimpico contro la Lazio la sua Creatura perse un obiettivo che sembrava già in bacheca. L'altro, recente, risale solo a qualche ora fa, perché a San Siro è andato in scena l'ultimo atto d'una querelle infinita. L'eliminazione dalla Champions League è la sintesi d'una esperienza che non ha mai ammaliato gli esteti e che ora non convince più neanche chi si aggrappava solo ai risultati. Cuper ha fallito, lo dicono i numeri e ora anche Moratti. Che parla di bilanci e pensa a Mancini e Capello. Fosse per lui il Mancio sarebbe già vestito di nerazzurro: questione di feeling, se è vero che l'ex genio blucerchiato è da sempre nel cuore del numero uno. Dai colpi di tacchi alle partite vinte anche nelle vesti di infallibile nocchìero: così Mancini ha stregato Moratti. E poi quel gioco, efficace, a tratti spumeggiante, roba che a San Siro, sponda Inter, non si vede da tempo. Insomma, seguisse l'istinto, Moratti ci punterebbe a occhi chiusi. Il fatto è che stavolta non può più permettersi di fallire e allora maligni sussurri arrivano a condizionarne le scelte: per questo in ballo c'è anche Capello, che avrà meno presa di Mancini, almeno a livello di fascino, però vanta una bacheca da far impallidire anche i tecnici più quotati. In realtà c'è anche un'altra pista, che porta dritta dritta a Zaccheroni. La priorità resta Mancini: tra l'altro, coincidenza ironica, l'Inter ha scelto Brunico come ritiro, bruciando sul filo di lana proprio la Lazio che era pronta a seguire l'input del tecnico. Il club biancoceleste non vuole però lasciare a cuor leggero il proprio valore aggiunto: con l'ormai prossimo aumento di capitale vorrebbe blindarlo fino al 2008 confidando nella complicità di Merloni e dei nuovi azionisti. Una cosa è certa: il divorzio tra Inter e Cuper appare quindi inevitabile, anche se c'è un rebus niente male da risolvere. L'argentino è legato al club da un contratto oneroso, con scadenza giugno 2005. Per liberarsene Moratti dovrà garantirgli circa 16 milioni lordi. Il presidente però non vuole più sentir parlare rimpianti, vorrebbe alzare al cielo trofei e allori, commentare successi. Per questo ha scelto Mancini, al quale sarebbe pronto a offrire un quadriennale e la possibilità di poter scegliere la squadra dell'anno prossimo, con Stam e Stankovic fiori all'occhiello, magari con Di Biagio in cambio, come si vocifera a Milano. Dall'altra parte c'è la risposta ferma e decisa della società biancoceleste: Longo, Pessi e Baraldi si sono schierati al fianco del loro tecnico. «È una persona intelligente, siamo convinti che resterà con noi. È la nostra bandiera», sottolinea in coro l'attuale management. Che non pensa ancora alle eventuali alternative, anche se i nomi di Donadoni, Novellino, De Canio e Del Neri sono già circolati. Solo ipotesi, certamente. Perché Mancio è in cima ai pensieri e la volontà, semmai, è quella di allungargli l'intesa fino al 2008. E poi la dirigenza pensa a quell'aumento di capitale da 110 milioni (prima dell'ingresso di Merloni, Ricucci e Ligresti) che dovrebbe decollare oggi, nel corso di un Cda (ore 18) di vitale importanza (che approverà il piano industriale di Baraldi e passerà ai raggi-x la trimestrale). Si lavora ancora per trovare l'accordo sul sovrapprezzo delle azioni (da definire entro il 20 maggio). Segnali di moderato ottimismo sono trapelati al termine della giornata di ieri. Male che vada, insomma, oggi si stabilirà una forbice, magari con la presenza (reale o via-collegamento) di Fucile (rappresentante Cirio): un tetto massimo e uno minimo (da 0,5 a 0,15) da cui, poi, dovrebbe uscire lo 0,10-0,12 finale.