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Mancini: «Meritavamo il successo»

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Mancini scuote la testa, perché se la sua Lazio non vola lì, sul tetto del campionato, di mezzo c'è sempre un dischetto galeotto. Era successo contro Roma e Parma, quando Mihajlovic aveva strozzato in gola l'urlo di gioia del popolo biancoceleste, si è ripetuto ieri, stavolta con Fiore, all'andata esecutore della Vecchia Signora. Il silenzio stampa, quello deciso prima dell'inizio della gara, nasconde la delusione della squadra per una partita dominata e gettata via così, dagli undici metri ma anche per i numerosi torti arbitrali (incastonati nel puzzle dell'Olimpico dalla terna guidata da Collina) che hanno tarpato il volo biancoceleste. Mancio se la prende con il guardalinee, «è assurdo fischiare un fuorigioco del genere», e il riferimento è per quel fischio galeotto che ha fermato Cesar lanciato a rete alla fine del primo tempo e poi dà voce al suo sfogo: «Quello di Fiore è il quarto rigore che sbagliamo quest'anno ed erano tutti importanti». E già, perché nella catena degli errori bisogna aggiungere anche quello di Claudio Lopez contro il Porto nel ritorno della semifinale di Coppa Uefa (0-0). Il tecnico non si scompone ma non ci sta. «Mi dispiace per noi, perché ancora una volta abbiamo buttato via dei punti che ci eravamo meritati, e per Stefano, che in questa stagione ha dato tanto alla Lazio. Certo, poteva tirare un po' più forte...». Quindi una battuta ironica. «Speriamo che non ci diano più rigori e soprattutto che si possa far gol su azione». L'analisi della stagione è tutta in una riflessione carica di verità. «Noi fra gennaio e febbraio giocando male non siamo riusciti a vincere le partite mentre le altre hanno sopperito al periodo nero con i goal e le giocate dei singoli: la differenza sta tutta qui». Mancini non cerca alibi e ora guarda avanti. «Una cosa è certa: non arriveremo più secondi, e questo è un peccato soprattutto per tutto quello che abbiamo fatto vedere in questa stagione. Ma su un fatto sono sicuro, arriveremo quarti e centreremo il piazzamento per l'Europa che conta. Voglio fare i complimenti ai miei giocatori che sono stati straordinari. Meritavamo di vincere, ma è anche vero che abbiamo sprecato ben sette occasioni da gol clamorose». Sugli altri episodi dubbi della partita prova a essere diplomatico e ironico, soprattutto sui due falli di mano in piena area di Iuliano. «A volte si può prendere la palla di mano in area», sottolinea Mancini che poi si lascia andare a un ragionamento che si specchia nella realtà. «Nessuna squadra ci ha messo sotto in questa stagione: credo sia un segnale della nostra forza. Ora siamo artefici del nostro destino e non vogliamo sbagliare. Contro Bologna, Brescia e Udinese ci attendono tre gare fondamentali, ma sono convinto che giocando come ieri si possano vincere tutte e tre. Questa Lazio non finisce mai. Ora stiamo anche bene fisicamente, il gruppo è tornato brillante come nei tempi migliori. Insomma il quarto posto non ci sfuggirà». Parola da profeta. Quello osannato da una Nord che ieri gli ha regalato l'ennesimo tributo di stima. «Unione e passione, giù le mani dal nostro campione: Mancio non si tocca». Il futuro biancoceleste è legato a quel talento numero 10 anche in panchina.

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