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La piccola Italia snobbata dai tifosi

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In Svizzera malumori per le troppe defezioni della Nazionale

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Ci sono rimasti male anche gli emigranti - che per risvegliare spirito patrio inseriscono con orgoglio virtuale l'Inno di Mameli come suoneria del telefonino e poi quasi tentati a ripensarci «per protesta». Così come gli avversari elvetici che si sentono snobbati da quell'azzurro pallido pallido che proverà a colorargli a Ginevra una serata piccola piccola (ore 20.45, diretta du Raiuno). «Almeno due o tre campioni potevano anche fare uno sforzo e venire qui a sfidarci» fanno sapere dal quartiere generale rossocrociato mentre a Nyon, a due passi dalla sede della Fifa, gli azzurri si allenano nell'indifferenza, «quantomai meritata» grida un tifoso che arrotola con rabbiosa mestizia striscioni su Bobo Vieri e Del Piero, assenti illustri. Pochi tifosi, appena trecento, e quelli che ci sono ne approfittano per ricordare che le maglie azzurre un tempo si onoravano, «a prescindere», perchè l'azzurro non è solo una penisola lasciata con il cuore in mano «ma un luogo dell'anima». Stasera quest'Italia B, tutto imbarazzo e defezione («ho fatti una par condicio generale per non scontentare nessuno e passare da partigiano di quella o quell'altra squadra» ammette il Trap blinmdato dalle scelte), proverà a riscattarsi - eccolo trovato il motivo di interesse - con giovani e baldanzose riserve che garantiscono almeno motivazioni, movimento, impegno e il sacrificio per amore di uno schema trapattoniano. C'è da inaugurare lo «Stade de Geneve» (che ospiterà gli Europei del 2008) e dunque tenere fede ad un impegno con la federazione elvetica, per il resto c'è solo da fare in fretta, giocare e «fuggire» al fischio finale, tornando a casa. È quanto deve subire il ct in un Paese dove club e Nazionale si sopportano appena: «L'Italia è molto diversa dagli altri paesi. Ci dispiace per la Svizzera che voleva giocare contro una formazione azzurra migliore. Ma l'exploit delle italiane in coppa è arrivato tra capo e collo. Gli infortunati? I medici da noi hanno le mani legati». Il Trap ha 90 minuti (e un giocatore in più, il difensore nerazzurro Giovanni Pasquale invitato a raggiungere il gruppo dopo le fatiche di ieri sera con l'Under 21) per dare un senso a questa gita forzata oltreconfine e non avrà molto su cui scegliere. Esordirà alla sua prima convocazione in azzurro, Fabio Grosso, difensore del Perugia. In avanti tre trequartisti (Miccoli, Perrotta e Di Vaio) con Corradi unica punta. Con Abbiati in porta (prima volta dopo 15 convocazioni), difesa con il debuttante perugino, Panucci, Legrottaglie e Ferrari, ad arginare a centrocampo Fiore e Zanetti. Nella ripresa si cambia con chi chi resta. La Svizzera non è un materasso dove molleggiare liberamente (è prima nel girone di qualificazione ai prossimi europei fdavanti a Russia e Irlanda), nè il Trap può permettersi di raccogliere brutte figure da una partita comunque controprudente. Vincere non cambierà molto, lasciare il segno con un capitonbolo sarà invece motivo di critica. E il Trap, equlibrista paziente, non ne sente proprio il bisogno.

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