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Per il futuro ci sono De Canio o Donadoni

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Nel pieno rispetto della storia della Lazio, nemmeno il pareggio di San Siro è bastato a regalare un po' di serenità all'ambiente biancoceleste. Da Milano è arrivata una bomba «intelligente» su un presunto incontro tra Mancini e Moratti, poi smentito da entrambi. Per prima cosa, se fosse vero, non ci sarebbe nulla di male anche perché il tencico laziale ha la libertà di decidere il suo futuro. E come dargli torto se alla fine dovesse preferire l'opulenza morattiana, agli stenti del nuovo corso biancoceleste. Però, c'è una forma e una tifoseria da rispettare e quindi, se Mancini era davvero nei pressi della sede interista, avrebbe dovuto e potuto scegliere un itinerario diverso nella metropoli milanese. Tanto più che è stato proprio lui negli ultimi tempi a chiedere a Baraldi e Pessi di non distrarre la squadra impegnata nella volata per un posto in Champions League. Per una volta Mancini ha fatto un autogol, ma questo episodio nulla toglie ai meriti dell'uomo che sta portando a termine una stagione ricca di ostacoli. Ora i tifosi laziali sanno che dovranno tenere la bandiera nerazzurra sotto il letto e tirarla fuori nel caso Cuper salvasse la panchina con la vittoria nel derby di coppa e poi nella finale di Manchester. Solo così le possibilità di non perdere il loro profeta diventerebbero reali. Altrimenti, la fuga a Milano resta l'ipotesi più accreditata. Ma, al di là di queste valutazioni, resta la convinzione che il nuovo progetto Lazio non possa prescindere da Mancini, vero e proprio condottiero della sua banda di pirati. In caso, però, il divorzio fosse inevitabile per la scelta legittima dell'Harry Potter biancoceleste, è giusto che la Lazio valuti eventuali alternative perché la vita deve andare avanti. Sono due i giovani allenatori candidati alla panchina della più antica squadra della Capitale: Gigi De Canio, attuale tecnico della Reggina e Roberto Donadoni, rivelazione nel Livorno in serie B.

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