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Virtus da impazzire, Eurolega a un passo Ora i capitolini vantano un «+13» nella differenza canestri. Domenica sfida decisiva ad Avellino

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Hanno la canotta giallorossa della Virtus Roma che s'è presa il lusso di abbattersi con la violenza di una valanga sull'Oregon Cantù. 104-74 per i ragazzi di Bucchi, prima volta sopra i cento della stagione, e il - 18 dell'andata ribaltato. Come ha detto poi il coach bolognese è la prenotazione dell'Eurolega. Perché anche vincendo ad Avellino, impresa che darebbe la certezza matematica della seconda posizione al termine della regular season, la Virtus dovrebbe attendere il verdetto finale del campionato. Perché se a vincere il tricolore non fosse una squadra tra Treviso, o le due bolognesi (ed ovviamente la stessa squadra di Bucchi), ma una piazzata dietro ai giallorossi l'impresona di ieri non avrebbe peso. Ma perchè pensare a calcoli e tabelle quando c'è da raccontare una di quelle giornate di sport che valgono una vita? La gente di Roma l'aveva ben capito e s'è presentata fedele ed entusiasta all'appuntamento per il terzo tutto esaurito stagionale. Roma, dopo un promettente gioco da tre punti di Santiago, s'è mostrata nervosa con i suoi primi cinque. E ad irretirla ci si sono messi, oltre ai propri errori, i tre fischietti. Lamonica, Ursi e Seghetti alla fine dell'incontro hanno raccolto strali da tutti, vincitori e vinti. C'è chi dice che in questo caso si sia diretto bene, la realtà è che i tre hanno messo a nudo ancora una volta la mediocrità della classe arbitrale italiana. Myers e Santiago subito penalizzati da tre falli in panchina mentre Cantù è volata, sospinta da Hines e Thornton, sul 10-22. Un abisso la distanza dall'impresa, - 28, con i leader di Bucchi in panchina e Jenkins in campo a far danni. Ma guardandosi alle spalle il tecnico della Virtus ha pescato gente motivata. Righetti, Bonora e Tusek hanno cambiato volto all'incontro. E così Roma ha piazzato un break devastante (19-2) andando avanti sul 32-24. Cantù ha però raccolto le fila ed è riuscita ad andare al riposo sotto solo di 1, 39-38. Negli spogliatoi il miracolo, perché Roma è tornata in campo e non ha sbagliato più. Jenkins ha vestito l'abito della festa, Parker ha regalato giocate per cui ogni attributo è ormai uno spreco e Righetti ha avuto mano calda e cuore da campione. Le sue triple hanno scavato un solco spaventoso. Il vantaggio del «+32», 88-56, che ha spalancato le porte all'impresa, porta la sua firma. Poi una stoppata da urlo di Parker e la chiusura per una schiaccaiata al volo sempre del professore. Gente in delirio, Tusek ad arringare la folla ed un sogno, che si colora d'Europa, dietro l'angolo. Servirà una vittoria ad Avellino e poi un pò di fortuna. Questa Roma se la merita.

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