Stangata Lega: Sensi deferito
Recita così il comunicato del procuratore federale della Figc che ha deferito alla Commissione Disciplinare il presidente della Roma Franco Sensi. In sintesi, è di nuovo guerra tra il numero uno giallorosso e il Palazzo del calcio. L'accusa parla di «dichiarazioni lesive della reputazione di persone e di organismi operanti nell'ambito della federazione e idonee a metter in dubbio l'imparzialità delle procedure delle designazioni dei direttori di gara e la correttezza dello svolgimento del campionato». Già, perché il presidente Sensi, nell'immediato dopo-gara del Delle Alpi, aveva di nuovo sparato a zero su conduzione arbitrale, Presidente di Lega Galliani e campionato. «Carraro deve cacciare quei quattro arbitri» riferendosi a Farina, Trentalange, Treossi e Pellegrino, «altrimenti il prossimo anno non iscrivo la Roma al campionato». Su Galliani e i torti subiti dalla Roma. «Se ne deve andare, altrimenti tutto il calcio perde di credibilità. La Roma? Era già tutto stabilito, prima ci hanno bloccato, poi quando hanno visto che il danno era fatto, ci hanno lasciato andare... ma ormai era troppo tardi». Adesso l'ordine tassativo è silenzio assoluto. Il presidente non parla della vicenda e tutto l'entourage giallorosso ha avuto la stessa indicazione. L'avvocato Conte aspetta di avere in mano la documentazione relativa ai capi d'imputazione, per decidere come muovere la sua azione legale: che comunque ci sarà. L'udienza per discutere i fatti dovrebbe essere fissata attorno al dieci maggio. La guerra di Sensi al Palazzo del calcio è di lunga data. Prime scintille lo scorso anno (8 aprile del 2002), quando parlando di Lega Sensi e Giraudo si scambiano «insulti da bar». Poi, dopo la tregua estiva, nuovi scontri a settembre, a seguito dell'elezione del nuovo presidente della Lega Adriano Galliani e l'evidente conflitto di interesse: Galliani è anche amministratore delegato del Milan. «Se continua così, ritiro la squadra» aveva tuonato in quell'occasione Sensi. Poi il 23 settembre è la volta dello scontro con Moggi. A seguito di una contestazione dei tifosi a Trigoria, Sensi disse «sono 40 straccioni mandati da Moggi». Immediata la replica del Dg bianconero che sentenziò: «Meglio Alì Babà e i 40 straccioni che Biancaneve e i sette nani»: evidente il riferimento alla statura del presidente giallorosso. A ottobre Sensi ne ha per Moratti: in realtà è un avvertimento bonario per il presidente nerazzurro che non ha ancora deciso bene da che parte schierarsi nella battaglia ormai aperta. «La congrega Giraudo-Carraro-Moggi, non gli farà mai vincere lo scudetto». Dopo i torti subiti in campionato dalla Roma, Sensi a novembre parlerà di «associazioni a delinquere nel calcio» e chiuderà così l'anno in silenzio. A febbraio nuova stoccata per Galliani che continua ad essere «in conflitto di interessi». Qualche settimana dopo (16 febbraio) chiederà che vengano «cacciati tutti gli arbitri di serie A e sostituiti con quelli della C». Fino alle ultime dichiarazioni, quelle che hanno preceduto lo sfogo di sabato scorso. È il 3 aprile e stavolta il bersaglio è il presidente del consiglio Berlusconi. «Basta con i torti, se la Roma se ne andrà, saranno cavoli di Berlusconi». Questa la storia, ma la cosa strana stavolta è il modo in cui si è concretizzato l'ennesimo deferimento a Sensi. Normalmente la riunione dei giudici si tiene il lunedì dopo le gare, ma le feste pasquali hanno fatto slittare il tutto di un giorno. Così, martedì sera, sembrava che la cosa fosse finita con un nulla di fatto e che il presidente giallorosso l'avesse scampata un'altra volta (è un anno che non viene deferito). Invece, inspiegabilmente, ieri il dietro-front. Che qualcuno della «corte» abbia letto «qualche» editoriale uscito su «qualche» giornale sportivo? Forse... ma potrebbe essere solo l'ennesima coincidenza.