DOPO gli undici ammoniti di martedì sera (cinque interisti e altrettanti juventini, più Davids espulso ...

Alla base c'è il diverso modo di dirigere la partita che si usa oltralpe rispetto al nostro campionato (dove si è più tolleranti), ma anche l'importanza progressivamente perduta a livello Uefa dalla nostra Federazione, come dimostrato l'anno scorso dalla vicenda della rissa al termine di Roma-Galatasaray, finita con pesanti squalifiche per i giallorossi e pene irrilevanti per i turchi. Una partita, quella, che ci porta a rilevare un altro aspetto importante della questione. Gli arbitri nord europei, e tra loro lo svedese Frisk (che la diresse) e il danese Milton Nielsen (che ha giudicato, male, Valencia-Inter), considerati tra i cinque migliori fischietti del mondo, sono spesso condizionati dalle intemperanze di un calcio latino a cui poco sono abituati. Arbitrando normalmente in campionati dalla scarsa difficoltà umorale ed ambientale, infatti, quando si trovano al centro di partite surriscaldate come corride, finiscono spesso col perdere la bussola e si affidano alle ammonizioni per cercare di abbassare la tensione agonistica dei contendenti. È proprio quanto fatto l'altra sera da Milton Nielsen, che ha chiuso Valencia-Inter con otto ammoniti. Il discorso è diverso per gli arbitri inglesi, abituati a dirigere partite molto calde, ma martedì sera anche uno di loro, Pool, ha un po' esagerato con i gialli. Alla fine di Barcellona-Juventus, infatti, aveva ammonito per gioco falloso Montero, Tacchinardi (che erano diffidati e saranno squalificati), Zambrotta e Davids, poi espulso per un secondo cartellino rimediato per lo stesso motivo. Certo, le entrate scorrette c'erano, ma spesso nella Premier League, dove il gioco duro è più che tollerato, ne vediamo di peggiori rimanere impunite. Tempo fa, qualcuno dei nostri dirigenti, nel chiedere arbitraggi equi disse che in Europa non contiamo più nulla e di questo accusò la Federazione. Forse non aveva tutti i torti. Fra. Bov.