Di Canio: «Sogno di tornare alla Lazio»
«Cragnotti? Non mi riprese per orgoglio. Ora è cambiato tutto, posso dare ancora molto»
Questione di fede, il richiamo dell'orgoglio, d'una passione mai sopita. Il fascino, indiscutibile, della City londinese vale un'esperienza che va oltre il calcio. Nel cuore c'è però il Quarticciolo, il quartiere che rievoca le radici, la tradizione, il suo calcio. E la passione dice Lazio, anche se quel 1990 è lontano distanze siderali e non solo a livello cronologico. Paolo Di Canio è un'icona dell'aquila che vola anche fuori da Roma. «Per tornare sarei disposto a qualsiasi sacrificio: in Inghilterra sto bene, è diventata la mia seconda patria ma la Lazio è tutto per me», questo il preludio d'una confessione a cuore aperto. Il contratto con il West Ham scadrà a giugno e lui sarà svincolato a parametro zero. «Ho rotto con loro me andrò», sottolinea l'idolo incontrastato della Nord, una Curva che ha lui vissuto da Irriducibile nel senso proprio del termine. «Sono uno di loro». E poi le sue verità: un atto d'amore per la sua prima e unica maglia. Il rapporto con il West Ham è ormai al capolinea? «Ho litigato con la società e con l'allenatore. Non gioco più, tra 20 giorni me ne andrò definitivamente. Mi dispiace per i tifosi, che pensavano di poter contare su una grande squadra. Non si può illudere la gente, il West Ham l'ha fatto. Io andrò via, come i dirigenti, i tifosi no. Loro rimangono per sempre e meritano rispetto». Paolo Di Canio quanto può dare ancora al calcio? «Tanto. Mi alleno anche a casa, ho voglia e stimoli. Mi piacerebbe giocare in una squadra giovane, a cui potrei regalare la mia esperienza». Quanto è stato vicino ultimamente alla Lazio? «Concretamente mai. Una volta ci fu un contatto tra Roggi, il mio manager, e la vecchia dirigenza. Non se ne fece nulla. Cragnotti era troppo orgoglioso per riprendermi. Diceva che facevo parte del passato. Ora è tutto cambiato, chissà, può succedere di tutto». Potrebbe tornare alla Lazio? «Le mie porte sono sempre aperte per la Lazio. Mai dire mai nella vita. Mi sento tutti i giorni con i miei genitori, sento anche l'affetto dei tifosi, seppur a distanza. Quest'anno i ragazzi si sono comportati in modo splendido. Peccato per i derby, ci rifaremo nel prossimo anno. Stipendi in azioni? Perché no?». La Curva Nord lo sogna di nuovo in biancoceleste. «I ragazzi sono fantastici. Sarei onorato di tornare a Roma. Tra venti giorni sarò in Italia, poi vedremo quello che accadrà». E il manager, Moreno Roggi, alimenta un'idea che non è solo suggestione. «Sì, Paolo accetterebbe gli stipendi in azioni. Per lui quei titoli avrebbero un valore speciale, perché sono della sua Lazio». La Nord sogna a occhi aperti. «Lui è un tifoso e sarebbe l'ideale in una squadra che perderà molti campioni. Paolo è un esempio di lazialità, lo preferiamo anche a chi non vuole ridimensionare certe pretese economiche», esclama Fabrizio Piscitelli, del direttivo degli Irriducibili. Tra sogno e realtà. Lazio e Di Canio, un amarcord che vive nel futuro.