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di FABRIZIO MARCHETTI IL DERBY stavolta nasconde sfumature diverse, particolari.

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«Basta con questa storia, mi sono rotto le scatole. Non capisco perchè il derby o gli altri appuntamenti importanti vadano in secondo piano e si discuta solo ed esclusivamente della situazione della società, che queste cose dovrebbe tenersele un po', cercando di non farle uscire. Alla gente non interessa». Mancini non sceglie le mezze misure: affonda i colpi per tirare la volata alla sua Creatura, dopo nove mesi di sacrifici, vissuti sul filo delle emozioni. I nuvoloni societari, insomma, rimangono fuori dal momento cruciale della stagione, questa la sintesi del messaggio amplificato dal tecnico, specchio fedele dello stato d'animo della squadra. Le ammalianti sirene milanesi e nerazzurre, in realtà, non c'entrano. O meglio, rendono il senso d'un corteggiamento che è nient'altro il significato ultimo della stagione biancoceleste, sintesi delle doti del tecnico. E lui, l'allenatore che ha restituito fiducia a una squadra smarrita, ora non lesina parole al vetriolo. «Basta con la storia degli stipendi: se sono infastidito io, figurarsi i giocatori. Speravo e avevo chiesto che questo tema non venisse riproposto tutti i giorni, perchè mi sembra un fatto talmente assurdo: abbiamo partite importanti per la stagione come il derby di stasera, eppure l'argomento principale resta chi accetta e chi non accetta la proposta degli stipendi. Se parliamo ogni giorno di queste cose ci dimentichiamo delle altre che sono ben più importanti. Non solo. La squadra in questi nove mesi si è comportata in maniera straordinaria: ma dopo tanti problemi, si arriva a un punto in cui nessuno ce la fa più a sentir parlare di questo argomento. Mi sono rotto le scatole...». Un fiume in piena, ma dopo lo sfogo c'è il derby: fascino unico, occasione ghiotta per impreziosire d'incanto un bilancio stracittadino che, in questa stagione, parla maledettamente negativo, con due pareggi e una sconfitta. Mancini stasera vuole rimontare e guadagnare la finale di Coppa Italia. Si parte dal 2-1 dell'andata in favore della Roma, alla Lazio non basterà vincere di misura. «Il calcio è pieno di rimonte e noi tenteremo di tutto per centrare la qualificazione giocando un buon calcio. Certo è che la Coppa Italia è l'ultimo tra i nostri obiettivi. Se dovessi scegliere tra la gara di stasera e la possibilità di superare il Porto e andare in finale di Coppa Uefa, dico senza dubbio la seconda». Ieri a Formello c'era Veron, ex-compagno e amuleto, se è vero che proprio un gioiello dell'argentino ha griffato l'ultima vittoria biancoceleste nel derby (marzo del 2000). Mancini sorride e rilancia. «La Roma è una delle squadra più forti del campionato e ha Totti che secondo me, attualmente, è uno dei giocatori più bravi del mondo. Noi però ci proveremo a ribaltare la situazione, anche per regalare una bella soddisfazione alla gente che se lo meriterebbe dopo nove mesi di sacrifici». È il ritornello più gettonato, dopo tre derby che valgono rimpianti grandi così. Tre partite sfumate sul filo di lana, che Mancini vorrebbe cancellare con un colpo di spugna. Convinto e convincente. Una vittoria capace di rilanciare la Lazio e cancellare le polemiche. Novanta minuti da incorniciare.

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