Lazio, i giocatori diventano azionisti
La Lazio firmerà giovedì il rivoluzionario accordo-quadro con la squadra per la conversione degli stipendi in azioni. Le residue difficoltà sono state aggirate nelle ultime ore: ci saranno due eccezioni, forse tre, se è vero che Stam, Lopez e Chiesa manifestano ancora idiosincrasia in merito alle proposte societarie, ma il diniego dovrà rispettare gli equilibri interni, perchè i calciatori «motiveranno la scelta ai compagni, che saranno i giudici del trattamento da riservare agli eventuali dissidenti». I giocatori diventeranno azionisti: avranno in dote circa il 20% del pacchetto di riferimento del club. Cinque mesi di mensilità in titoli (che diventerebbero quattro nel caso in cui la squadra riuscisse a centrare la qualificazione in Champions League o a vincere la Coppa Uefa), più la decurtazione, a partire da luglio 2003, del 45% degli ingaggi, che verrebbe accantonato per poi essere corrisposto ai giocatori in una sorta di liquidazione da elargire dopo luglio 2005, spalmata in due annualità. Il progetto, esemplificato in modo esaustivo dall'amministratore delegato Luca Baraldi, schiuderà un nuovo scenario per quel mondo calcistico stritolato da una morsa fatta di debiti e costi crescenti. «Anche il Real Madrid è interessato al nostro progetto», precisa Baraldi, che ha tracciato le linee del risanamento insieme a Ugo Longo e Roberto Pessi, rispettivamente presidente e vicepresidente del nuovo corso Lazio. L'attuale management è convinto che la firma della squadra, fondamentale per l'iscrizione in campionato, arriverà entro giovedì. Oggi Baraldi avrà un nuovo incontro con Settembrini, manager di Castroman e Simeone, «ma si parlerà di futuro e di mercato, non dell'intesa che è ormai stata raggiunta», precisa il dirigente biancoceleste prima di concedersi un largo sorriso sintomo d'ottimismo. Il colloquio con Hidalgo, manager di Lopez, non ha partorito l'attesa schiarita, i rapporti con Van Ginkel, procuratore di Stam, non sono idilliaci, ma l'accordo con i dissidenti potrebbe prevedere un compromesso: il sostanziale allineamento al piano per la stagione in corso, magari con tre mensilità in azioni, per poi lasciare la Capitale a giugno, senza decurtazioni dei compensi, anche se «non rinunciamo all'idea di un'intesa globale», precisa Baraldi. Su Lopez c'è la pressione del Manchester (l'alternativa è il Valencia), mentre Stam è sempre nel mirino della Juve, che potrebbe inserire nel discorso due tra Blasi, Miccoli, Maresca, Gasbarroni e Di Vaio. La società guarda ai giovani ma pensa a Muzzi e un affascinante ritorno, quello di Paolo Di Canio. L'idolo della Curva (che ne chiede a gran voce il ritorno) ora al West Ham, arriverebbe a parametro zero. E non ne fa una questione di soldi. L'accordo Dall'intesa con i giocatori al futuro del club: l'emisfero Lazio ruota intorno al verbo di Baraldi. «La firma dell'intesa con la squadra è il primo passo verso il risanamento: se non avessimo trovato un convincente punto d'incontro avremmo chiuso il discorso, portando i libri in tribunale. Per questo vanno ringraziati sia i ragazzi, sia i loro manager, senza i quali non sarebbe stato possibile sviluppare il discorso. È ormai naturale che i giocatori entrino nel capitale-rischio del club per cui lavorano. Vogliamo che l'iscrizione al campionato sia al riparo da qualsiasi sorpresa. Per questo domani approveremo il piano industriale, e poi decideremo il prezzo di collocamento per far partire l'aumento di capitale da 110 milioni di euro. I debiti? Il principale creditore della Lazio è lo Stato, l'erario. Dobbiamo ripianare le situazioni di difficoltà. Credo che tra 40 giorni si conoscerà l'acquirente. Le cessioni? I nostri migliori acquisti saranno le conferme dei pezzi pregiati. Potremmo valutare la dismissione di qualche gioiello solo se dovesse arrivare qualche giovane di spessore». Il futuro Merloni e Colaninno sono in prima linea: saranno loro a scrivere il futuro bia