Juve, la Signora delle rimonte
Raddrizzare la sesta gara delle otto in cui è andata in svantaggio (senza dimenticare l'impresa contro il Deportivo La Coruna in Champions League) dà valore aggiunto ai sei punti di vantaggio bianconeri sulle rivali milanesi che lo stesso ardore lo diluiscono e lo disperdono. Il Milan si fa bello con le grandi ma spreca con le provinciali, l'Inter è piccolo piccolo con le big (ha vinto appena tre delle 13 gare contro le prime nove) e mostra muscoli e coraggio, cattiveria e ingordigia contro chi lotta nella zona retrocessione o nei quartieri limitrofi. Che ci sia comunque un calo fisico e mentale in casa bianconera è evidente. L'incapacità milanese nell'organizzare un inseguimento credibile può aver allentato il livello di attenzione della Juve, apparsa sia in Coppa che nel primo tempo contro il Bologna, poco mobile, in affanno e con scarsa lucidità. Non è la Signora «assassina» di qualche mese fa e Lippi lo sa. E domenica sera - palesando un gioco poco fluido e ad intermittenza e una spinta offensiva alquanto fiacca - c'era tutto per arrendersi al Bologna tutto corsa ed equilibrio tattico. L'infortunio alla spalla di Trezeguet crea evidenti difficoltà in fase di realizzazione e Zalayeta è una lontanissima «controfigura» del francoargentino; Del Piero e Di Vaio, che a Bologna dovevano far dimenticare la brutta esibizione contro il Barcellona, non superano ancora la sufficienza anche se Alex sembra stia finendo il rodaggio; Nedved è in difficoltà, la squadra lo sta spremendo troppo e il ceco se non rifiata almeno per un match rischia di scontare il suo rientro lampo; la difesa vacilla (Thuram non basta). La lunga striscia di infortuni - che di fatto ha eliminato in attacco l'alternativa Salas - può pesare nel mese decisivo bianconero che partirà sabato incrociando la Roma galeotta di Totti che si è scelta il ruolo di arbitro-scudetto. Al di là del carattere dimostrato, mancare il colpo del ko (il +8 in classifica a sei giornate dal termine) non fa che alimentare le speranze delle due milanesi. L'Inter fino a domenica pomeriggio guardava solo alla Champions League con la rassegnazione nel cuore, ieri il presidente Moratti ha ritrovato la parola per far presente a Cuper che nulla è ancora perduto: «Avete visto? Da Bologna la prova che lo scudetto è ancora tutto da giocare». Il Milan post-derby è stato fulminato da un ottimismo contagioso e grida in coro: «Al tricolore nessuno ci ha mai rinunciato». Adesso però. Dopo che Inzaghi ha centrato il gol che vale un pugno di speranza e l'affannata Juve degli audaci, con meritata fortuna, quello che pubblicizza uno spot sulla volontà applicata al successo.