È stato Zeman, cultore dei paradossi, a definire il derby, quando allenava la Lazio, una partita come le altre.

In realtà, il derby romano è da sempre una sfida che travalica la pura vicenda sportiva, neppure lontanamente paragonabile a quelli di Milano o di Torino. Lo dice la sua storia, che ne garantisce l'unicità. Il confronto domani sera, poi, è pur sempre una semifinale di Coppa Italia, manifestazione marginale, ma che si carica d'interesse nei turni conclusivi. Da noi, la coppa nazionale gode di un modesto prestigio, ma vincerla, soprattutto per la Roma, avrebbe la sua importanza. Certamente un premio di consolazione, comunque tutt'altro che disprezzabile. Insomma, è un derby ed è una partita che conta. Lo dimostra l'attesa delle due tifoserie e l'abituale coinvolgimento della città, anche da parte di coloro che seguono da lontano le fortune di Lazio e Roma. Evidentemente, il vizio tutto italiano dell'autoflagellazione ha contagiato pure certa critica, che, nel rimpianto dei recenti splendori del calcio romano, pretende di annacquare gli umori di una festa, la quale sarà pure de «noantri», ma non per questo meno godibile. Le Manovre di Moratti Cuper ha definitivamente perso la fiducia di Moratti. Il presidente dell'Inter è ormai convinto che lo scudetto sia volato via e che il successo in Champions rappresenti un miraggio. Perciò ha iniziato a sfogliare la margherita per decidere a chi affidare la squadra sulla quale, nella sua gestione, ha investito 900 miliardi di lire, vincendo soltanto una Coppa Uefa. In questo senso ha già avuto un contatto telefonico con Zaccheroni, mentre vagheggia un colpo a sensazione: l'ingaggio di Eriksson, accompagnato dall'acquisto di Beckham. Moratti, però, guarda pure a Roma, convinto che Mancini o Capello possano rappresentare la soluzione ideale. La partita è aperta, per la preoccupazione dei dirigenti laziali, che considerano Mancini un punto cardine per la rifondazione del club. Difficile capire, invece, quanto Sensi potrebbe dolersi della fine del rapporto con Capello. I guai della Lazio La Lazio, squadra e società, naviga a vista. Un finale di stagione opaco rischia di compromettere quel quarto posto che vorrebbe dire champions League ed i conseguenti ricchi introiti televisivi. Per fortuna, dei biancazzurri, però, Parma e Chievo hanno perso, anche se i punti di vantaggio in classifica non sono tali da fare affrontare serenamente i prossimi impegni. A ciò va poi aggiunto un altro obiettivo, la Coppa Uefa, reso problematico dalla batosta subita in Portogallo. Ma non è finita qui. I pezzi pregiati, Lopez, Chiesa, Stam e Stankovic, non sembrano propensi ad accettare la cura dimagrante sugli ingaggi proposta da Baraldi. Una vittoria nel derby, con accesso alla finale di Coppa Italia, già sarebbe il modo per ritrovare un briciolo di fiducia.