IL RITORNO DEL TECNICO DEI «-9»

La Lazio, sotto la guida-Fascetti, evitò la serie C. Era l'anno del famoso meno nove. Da quel giorno, tanta acqua è passata sotto i ponti. La società romana ha vissuto fasti importanti, mentre Fascetti ha continuato a fare miracoli in provincia. L'ultimo, quello col Bari, squadra capace di disputare eccellenti stagioni in prima divisione e di lanciare giovani interessanti, come Zambrotta (oggi titolare della Juve campione d'Italia e della Nazionale) e Cassano (enfant prodige della Roma, di cui Fascetti dice un gran bene, «un grande campione, il futuro è tutto suo»). Eppure, l'Eugenio non si è mai dimenticato di quella stagione in biancoceleste. Fascetti, come ricorda il suo periodo laziale? Una volta ha detto che quell'esperienza vale più di una promozione. La pensa ancora così? «Non ho cambiato idea. Ricordo quella salvezza come una delle più belle stagioni della mia carriera. La penalizzazione, la sofferenza e, infine, la gioia. Quando parlo di quella squadra, provo sempre orgoglio, era un grandissimo gruppo». Oggi lei deve affrontare proprio la Lazio. Come vede la squadra di Mancini, ci sono analogie con la sua Lazio? «Questa è una squadra formata da tanti campioni. Però in una cosa si somigliano, nel carattere. Mancini è stato molto bravo a creare un grande gruppo, in grado di rimanere compatto nonostante le difficoltà della società. Adesso sta raccogliendo i frutti del suo lavoro». Pensa che, per il Como, questa sia l'ultima possibilità di salvezza? «Se vogliamo salvarci, dobbiamo giocare come abbiamo fatto col Bologna». Ma lei, onestamente, crede nella salvezza? «Io dico che onoreremo tutte le partite. C'è modo e modo di retrocedere. Penso che evitare la retrocessione, a questo punto, sia quasi impossibile, però abbiamo intenzione di provarci lo stesso». Cimminelli, del Torino, ha detto che potrebbe bastare arrivare terzultimi, perchè qualche squadra potrebbe essere estromessa per motivi economici. Concorda? «Non ci avevo pensato ma è una soluzione». A patto che si facciano rispettare le leggi. «Non è questione di leggi, ma di soldi e bilanci. Qualche squadra potrebbe non iscriversi al campionato e fallire. Come è accaduto alla Fiorentina. Non è un'ipotesi da scartare». Ma, comunque vada, il suo futuro sarebbe lontano da Como. Preziosi la vorrebbe con lui a Genova, sulla panchina del Genoa. «Io non ne so nulla. Quali siano i programmi del presidente lo sa solo il presidente. Ringrazio Preziosi della fiducia, ma io, in questo momento, devo solo pensare a fare bene col Como». Pensa che la sua squadra sia stata penalizzata dalle polemiche di Preziosi contro il Palazzo? «Non credo proprio. Comunque, sarebbe molto meglio se si tornasse a parlare soltanto di calcio».