Duro sfogo del capitano giallorosso da Coverciano: «Non sono un malato immaginario»
Ora basta falsità sul mio conto, sarò cattivo con chi mi attacca. Doveva essere il salvatore della patria in Giappone e Corea, era diventato il cocco azzurro dopo il Mondiale per qualche presunto favoritismo nel ritiro giapponese: ma l'etichetta che gli ha dato più fastidio è quel «malato immaginario» appiccicatogli dopo la rinuncia alla nazionale per il primo di una lunga serie di infortuni. Così nove mesi dopo la Corea, il Totti restituito alla nazionale è un giocatore con tanta voglia di tornare leader, ma anche con più di un sassolino nella scarpa. E sasso dopo sasso, la prima conferenza dell'azzurro ritrovato diventa una tempesta sull'Italia. «Ero un buono di carattere e dentro lo rimarrò sempre - l'affondo di Totti- ma ora sarò cattivo con chi mi attacca. Molto cattivo». Ma cosa vuole dire essere cattivo? approfondisce qualcuno. «Provate a farmi qualcosa, e vedrete...» la replica dell' attaccante mitigata da un sorriso che fa scattare l'ilarità generale. Ma al di là dei toni, a tratti tesi a tratti allegri, il senso delle parole del numero 10 è chiaro e tagliente: per la prima volta, pur astenendosi da riferimenti diretti, il fuoriclasse ha detto di essersi segnato nomi e parole di chi lo accusava di essersi portato famiglia e fidanzata a Sendai, o di quanti sommergevano di dubbi la sua catena di infortuni sulla strada della nazionale. E ancora, di quanti gli hanno dato dell' ingenuo per il fallo che gli costò l'espulsione in Champions durante Arsenal-Roma. «Torno in azzurro come fossi un debuttante - ha detto Totti - tanto è il tempo che sono stato lontano. Alle spalle voglio mettere screzi e incomprensioni, non solo la brutta esperienza della Corea». Ma quali screzi? E allora Totti va giù come un fiume in piena. «Hanno detto che ero un finto malato, che facevo finta di infortunarmi prima della nazionale per non venire in azzurro - l'accusa del giocatore - E invece la mia sfortunata stagione con la Roma dice il contrario. Era tutto vero, e si sapeva: non ho fatto torti a nessuno. Chi lo diceva? Non solo giornalisti, la lista è lunga: frutta mista, direi. Ho parlato con tutti quelli con i quali dovevo chiarire, dentro e fuori la nazionale». Il riferimento è ad alcuni compagni (Cannavaro, ora capitano, esternò pubblicamente alcuni rimproveri in un'intervista dopo il Mondiale) e a rappresentanti dello staff azzurro, che secondo il capitano della Roma lo avrebbero messo in cattiva luce con Trapattoni: ne seguì, alcuni giorni prima di Portogallo-Italia, una cena di chiarimento con il ct. «Mi facevano ridere tutte quelle storie sul mio conto - dice a posteriori Totti - Ridevo, ma ci stavo anche male: come se avessi avuto la bacchetta magica per farmi male apposta. Al contrario, ho sempre tenuto alla nazionale: so di essere importante per l'Italia e per la Roma e le mie responsabilità me le sono sempre prese. Io so chi ha detto certe cose di me: e d'ora in poi andrò contro la mia indole, basta con l'essere troppo buoni». Discorso, evidentemente, valido anche per la Roma, se è vero che il capitano giallorosso non è più sulla linea di quel famoso 'rimarrei qui anche in C2'. «Rinforzi per il prossimo anno? Lo ha già detto Capello tre settimane fa, 4 campioni bastano, no? Spero che arrivino. Se invece ne andasse via uno, ovvero l'allenatore, cambierebbe tutto. Bisogna vedere: penso che Capello resti, ma noi giocatori siamo sempre gli ultimi a sapere queste cose...». E in caso di cambio di panchina, il futuro di Totti? «Io ho un contratto fino al 2006 e resto: se poi mi vogliono cedere, mi cederanno». Detto fatto: ecco un esempio di cattiveria con chi lo attacca. Perchè l'ammissione che può far tremare i tifosi giallorossi è una risposta alle incertezze della società e alla critiche dei tifosi. «Dopo l'espulsione di Highbury - spiega Totti - gli inglesi hanno dato del pupazzo a Keown, l'Uefa mi ha di fatto assolto: ma in Italia, e anche a Roma, hanno detto che sono rissoso e ingenuo. Penso di essere maturato anche in campo internazionale, ma alle vo