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dall'inviato FABRIZIO MARCHETTI ISTANBUL — La Lazio è volata a Istanbul per ...

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L'Uefa ha deciso che «the show must go on», lo spettacolo deve continuare, e viene da chiedersi perché. L'ha fatto la Lazio, senza ottenere risposte se non la conferma d'un volo fatto d'angoscia e privo di certezze, quelle che forse ora mancano all'intera umanità. Poco importa, almeno a queste latitudini, che la tv preferisca omettere l'evento, che la Rai abbia preferito farne una «questione etica» e che Stream provi a materializzare il miracolo, cercando di restituire al popolo biancoceleste una visibilità importante, rispettosa, dovuta. Stasera si scenderà in campo ma quel conta è altrove. Lo ricorda Mancini, lo sottolinea Longo, lo enfatizza la coscienza collettiva. L'ipotesi del rinvio s'insinuerà nel gruppo fino a stamane, quando saranno sciolte le riserve in merito agli sviluppi della crisi internazionale. E sul rientro nella Capitale s'addensano nubi e rebus ancora da sciogliere: nel caso in cui lo spazio aereo turco venisse interdetto ai voli, la squadra dovrebbe rientrare sfruttando coincidenze particolari (treno o pullman per raggiungere la Grecia). Contro il Besiktas scenderà in campo la formazione migliore: niente turn-over insomma. Non ci saranno Inzaghi (bloccato dall'influenza) e Corradi, out per motivi regolamentari. Le parole di Mancini Il tecnico non usa mezzi termini: si schiera contro la guerra, stigmatizza l'Uefa e lancia comunque la Lazio oltre l'ostacolo. «A volte si prendono delle decisioni strane. C'è timore ed è normale: siamo a 1500 chilometri da un conflitto mondiale e non da un mercato. È una guerra ingiusta, perché nel 2003 non possono accadere certe cose. Ci sono persone che non hanno medicinali, povere e senza futuro: i potenti si coalizzino per risolvere i loro problemi. Non sempre lo spettacolo deve andare avanti. Abbiamo giocato con la guerra anche a 200 km di distanza, però, in questo caso, vista la situazione era meglio invertire i campi. In queste condizioni sarebbe stato meglio aspettare. Non ho paura ma sono preoccupato. Penso anche ai ragazzi, non sono tranquilli e li capisco». Sulla partita non ha dubbi. Non gestiremo il risultato, cercheremo di vincere. Loro forse giocheranno con una punta in più rispetto all'andata ma noi scenderemo in campo per imporre il nostro gioco». La formazione Mancini è pronto a varare la versione classica del 4-4-2 per scardinare le residue velleità del Besiktas. In difesa spazio a Stam e Favalli sulle fasce, con Couto e Mihajlovic schierati in posizione centrale. A centrocampo asse nevralgico composto da Simeone e Stankovic, con Fiore e Cesar (Lazetic la variante) aculei esterni. In attacco scelta obbligata: Chiesa-Lopez, con Inzaghi rimasto nella Capitale per colpa d'un virus dispettoso. Ma c'è anche un'ipotesi con un solo attaccante Lopez e Fiore in appoggio e l'inserimento di Lazetic a destra. Lucescu sembra pronto a calare sul green un'altra punta (Nouma?) da sistemare accanto a Pancu, Sergen e Giunti, la spina dorsale delle ambizioni turche. Stasera però la mente volerà oltre una semplice formazione, oscurata dall'ombra che avvolge l'umanità.

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