Lazio, il conto non è chiuso
All'Olimpico i biancocelesti superano il Besiktas di misura, nell'andata dei quarti di finale di Coppa Uefa. Basta un gol del redivido Inzaghi, assente dallo scorso 5 febbraio, per piegare i turchi e centrare il cinquantesimo, storico successo internazionale, ma l'1-0 finale è macchiato dalle occasioni gettate alle ortiche in vista del ritorno nella bolgia infernale di Istanbul. La banda Mancini stavolta non brilla, centellina gli sforzi ma quando accelera dà sempre la sensazione di poter infierire. L'intento naufraga per la reiterata serie di errori: prima Fiore e poi Lopez sciupano il raddoppio. E tra sette giorni, c'è da giurarci, per agguantare la semifinale sul green turco servirà la Lazio dei giorni migliori. Niente turn-over Mancini presenta lo schema classico del 4-4-2 biancoceleste. Mihajlovic stringe i denti e viene investito dell'onere di dettare i tempi difensivi: accanto a lui c'è il confermatissimo Couto, con Stam dirottato sulla fascia destra. A centrocampo, come previsto, Lazetic e Cesar sulle fasce, Stankovic e Simeone asse centrale, con l'obbligato tandem Chiesa-Lopez a irretire i piani turchi. Lucescu si affida a Sergen e Giunti: il suo 3-5-2 vive sull'estro dei due talenti. Lite Miha-Simeone Il primo tempo è fatto di noia e silenzi, quelli d'uno stadio che presenta molti vuoti e si uniforma ai ritmi d'una partita soporifera. La Lazio parte animata da buoni propositi ma dopo quindici minuti di sterili tentativi, prodotti dalla coppia tascabile Chiesa-Lopez, il Besiktas prende le misure e inaridisce le fonti di gioco biancocelesti. Fasce bloccate, sovrapposizioni centellinate, Stankovic quasi subito ingabbiato nella ragnatela turca. Cesar non s'accende, Lazetic rimane soffocato nella morsa di Serdan e allora la luce dell'Olimpico si spegne, ravvivata semmai dal battibecco Mihajlovic-Simeone. Tra i due volano parole grosse e uno spintone: la spia d'un meccanismo d'incanto prevedibile e inefficace. Il chiarimento arriva dopo qualche secondo: il serbo si spiega e chiede all'argentino di accorciare le distanze tra i reparti. Il taccuino rimane desolatamente scarno: il Besiktas non appare avversario irresistibile ma Lazio di Coppa, seppur in versione semi-integrale, non punge. Rimpianto Corradi Mancini si alza spesso dalla panchina e chiede a Inzaghi di scaldarsi: alla sua Creatura manca il terminale offensivo capace di far alzare il baricentro e favorire l'inserimento dei compagni. Insomma Corradi in tribuna, per colpa di quei sei minuti giocati in Champions con la maglia dell'Inter, è un rimpianto grande così. Ai biancocelesti mancano profondità e incisività, praticamente i presupposti potenziali per scardinare il fortino turco. Lucescu chiede ai suoi di contenere, senza offendere: compitino semplice semplice, senza quesiti irrisolvibili. Per questo Mancini, a inizio ripresa, decide di mischiare le carte: fuori Favalli, dentro Inzaghi. Inzaghi sblocca-Lazio All'ex piacentino bastano sei minuti per cambiare il volto della partita e riprendersi la vetrina, un mese e mezzo dopo la frattura dell'ulna. Si piazza vicino a Ronaldo, che con il Fenomeno delle merengues condivide solo la nazionalità e l'impegnativo cognome, e al 10' raccoglie un cross sporco di Lazetic confezionando un piccolo capolavoro di tecnica e precisione. Stop spalle alla porta e girata di destro mortifera: la Nord, dopo un tempo speso in ossequioso rispetto delle ultime vicende extracalcistiche, può finalmente festeggiare l'agognato vantaggio. Manca il raddoppio La Lazio non trova la forza di mettere ko il Besiktas e i turchi rialzano la testa. Mansiz mette paura a Peruzzi con un veloce contropiede che Mihajlovic non riesce ad arginare. Il destro del turco è neutralizzato dal portierone biancoceleste ma per rivedere la banda Mancini dalle parti di Cordoba, numero uno avversario, bisogna aspettare un quarto d'ora. Fiore, entrato al posto di Chiesa, dilapida una dote inestimabile, destinando in