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Sanremo, dalla poesia di Cristicchi ai "Cuoricini" dei Coma Cose. Spiazza la velocità: tirato in ballo Amadeus

Valentina Bertoli
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Definirlo un frasario o un repertorio sterile di piccoli accumuli di termini da usare alla bell’e meglio (magari in calce a un post sui social o in un biglietto di auguri) significherebbe non tenere conto del valore del linguaggio e di quelle fiammate che, senza preavviso, portano alla luce. Sanremo, che della parola è un po’ la festa (insieme alla musica, si intende), può trasformarsi invece in un’occasione fortunata e tendere la mano a chi, troppo spesso, dimentica il fine ultimo del mezzo espressivo: avere un senso. Non importa se costruttivo o demolitorio. Il sentimentalismo preconfezionato lo lasciamo ad altri. Più che cristallizzarle in elenchi o trasformarle in aforismi, questa rubrica vuole lasciare le frasi libere di sostare o di viaggiare, di dividere o di unire, di volare o di affondare. E così, poiché ogni Festival ha i suoi cult, è sembrata cosa buona e giusta farne un variegato banchetto e stare a vedere che succede. Se diventano, cioè, più la lingua che batte dove il dente duole o il dolce tarlo risolutore.

 

 

 

Un piccolo avvertimento: il cast di Carlo Conti ha un debole, più del solito, per l’amore, di cui nessuno può fare a meno ma che può essere commentato aggirando l’ostacolo dei giudizi smielati. Un testo degno di nota è sicuramente quello scritto e cantato da Simone Crsticchi. «Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei. Ti starò vicino come non ho fatto mai. Rallenteremo il passo se camminerò veloce, parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce», intona l’artista, che per tornare all’Ariston ha scelto un racconto di matrice autobiografica e che però si fa megafono di un dramma diffuso. Si tratta di una lettera alla madre Luciana, che nel 2012 è stata colpita da un'emorragia cerebrale e che, nel pezzo in gara, è protagonista insieme al figlio di un delicato e tenero gioco di rovesciamento di ruoli. Nel bosco della memoria di una persona anziana, che perde lucidità e scivola in un burrone in cui non c’è né ieri né domani, emerge la volontà di chi è al suo fianco di aggrapparsi al tempo e di sussurrargli di rallentare. La madre si fa bambina e il figlio, per onorarla, slitta nella posizione di genitore. È Enea che porta sulle spalle Anchise.

 

 

 

Non può mancare, in questo spazio, un po’ di guizzo, quella parola cioè che già al primo ascolto martella la testa. I «Cuoricini» dei Coma Cose, che sparigliano le carte in tavola e trasformano una ballad intima che parla di dinamiche di coppia, di amore quotidiano e di un presente sempre più connesso, svettano tra i trending topic su X e si aggiudicano la corsia preferenziale nella competizione dei tormentoni. Un pezzo, quello del duo composto da Fausto Lama e California, che «altererà la chimica del nostro cervello» o «ribalterà ogni precedente convinzione», hanno fatto notare in rete. L’ultimo termine, «velocità», è invece suggerito dai social, dove gli utenti nelle ore della diretta hanno riversato commenti esilaranti riferendosi al ritmo spiazzante con cui si sono susseguite le esibizioni. «Come immagino il backstage», ha digitato qualcuno allegando cavalli in corsa. «Qualcuno li fermi. Non siamo abituati», ha scritto qualcun altro a corredo di uno scatto di Amadeus, che invece è rimasto nella storia proprio per aver fatto fare le ore piccole agli italiani.

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