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Il pilota e l’uomo: su Netflix ecco il Senna mai visto
Quel primo maggio 1994 è rimasto nella storia e nella testa di tutti gli appassionati di Formula uno e non solo. Lì, alla curva del Tamburello a Imola, Ayrton Senna perdeva la vita in uno schianto clamoroso. Un sibilo e poi un botto sordo, in quella dinamica innaturale, dritto per dritto come se il pilota brasiliano non avesse nemmeno provato a girare. Era a bordo di una Williams la monoposto che aveva voluto fortemente per provare a vincere il suo quarto titolo mondiale dopo la rottura con McLaren e con la quale le cause legali per i motivi e le dinamiche dell’anomalo incidente si sono poi trascinate per anni nelle aule dei tribunali di mezzo pianeta. In quel momento il mondo, e non solo quello dello sport, si fermò attonito a guardare, cercare di capire quale fosse stata la dinamica nella speranza che Ayrton, ancora a bordo della monoposto, fosse vivo. Ma si capì subito la crudezza dell’evento e quel labiale dello storico inviato Rai Ezio Zermiani che diceva ai colleghi «è gravissimo, è gravissimo» fu solo una conferma. Era un’altra televisione, le immagini piuttosto sgranate dai colori sbiaditi, l’era dei labiali rubati ancora lontani e le cose venivano dette in tv così come erano. Senna lottava tra la vita e morte e quando fu portato via in elicottero era di fatto già morto. Di sicuro nell’immaginario collettivo che lo aveva visto fino a quel momento come l’invincibile Dio della velocità. Tutto ad un tratto si fermo. Il resto fu lutto, per la perdita di un campione buono che aveva fatto innamorare un Paese e che lasciava un vuoto incolmabile in una nazione «complicata» come il Brasile e nell’animo di milioni di sportivi.
Ora, a trent’anni da quella drammatica domenica (nella quale questo giornale fece un’edizione straordinaria), una serie Netflix ricalca le gesta del campione brasiliano in pista e dell’uomo fuori dalle corse. Un docufilm in sei episodi fatti davvero bene e che ricalcano alla perfezione la storia, ma soprattutto il personaggio Ayrton: dentro e fuori un circuito da corsa. La sua voglia di vivere così come la sua inquietudine interiore, sempre alla ricerca della perfezione. Perché le qualità sportive di Senna erano arcinote, la sua capacità soprattutto nei circuiti cittadini (detiene tuttora il record di vittorie sulla prestigiosa pista di Monte Carlo: sei successi dei quali cinque consecutivi). Ancora oggi, a distanza di oltre trent’anni, il brasiliano risulta essere uno dei piloti più vincenti della storia di questo sport. Una carriera partita dal campionato kart brasiliano che lo aveva portato rapidamente in cima al mondo anche in quella categoria. Da lì il trasferimento in Inghilterra per la prima esperienza su un’auto vera: certo la Formula Ford a quei tempi non aveva nulla a che fare con la Formula Uno, ma servì eccome. Ayrton non ci mise molto a mostrare di essere di un’altra categoria: vinse anche quel campionato e proprio lì fu notato dalla Toleman. La sfida era improba, perché sfidare le big della F1 con una monoposto così aveva dell’impossibile. Ma della serie «la classe non è acqua» Ayrton anche lì mostrò tutte le sue capacità soprattutto nelle gare bagnate: quando iniziava a piovere non ce ne era più per nessuno. Perché la pioggia livella le monoposto e la differenza da quel momento in poi la fanno i piloti. E lui sul bagnato non fatichiamo a definirlo il più forte di tutti i tempi: un’altra categoria.
Eppoi il dualismo con Alain Prost che ha avuto come compagno di squadra alla McLaren e con il quale ha inscenato battaglie epiche sui circuiti di mezzo mondo. Fino allo scontro ai box con l’asso francese con un carattere diametralmente opposto al suo: i due non si sono mai sopportati e alla cordialità fuori dall’abitacolo Ayrton ha sempre contrapposto una grinta sopra le righe una volta abbassata la visiera. Quando c’era da correre per lui contava solo una cosa: vincere e farlo in maniera regolare. Quindi gli screzi con la Federazione che di avere un campione brasiliano, che non si abbassava ai compromessi, non ne voleva sapere. Più di un torto gli fu fatto all’insegna di quel «sistema» che Ayrton ha sempre combattuto all’insegna del rispetto e della sicurezza dei piloti. La serie Netflix racconta molto bene questa escalation, incastrando alla perfezione, in maniera impercettibile, immagini reali con una ricostruzione pazzesca. Gabriel Leone, il giovane che lo interpreta nel docu-film, ha una somiglianza incredibile con il vero Senna. Non solo i suoi caratteri somatici sono molto simili, ma l’attore è bravissimo nell’interpretare i movimenti, l’andamento e anche le espressioni facciali del vero Ayrton. A tratti la somiglianza è davvero impressionante e la cura dei dettagli anche dal punto di vista tecnico nelle riprese in auto e ai box durante le gare, ha dell’inverosimile. Non è un caso infatti che per realizzarla sono stati impiegati quasi dieci mesi, si sono fatte riprese in Argentina, Uruguay e Irlanda del Nord che hanno coinvolto quasi tremila persone: questa produzione rappresenta una pietra miliare della cinematografia brasiliana.
Nei sei episodi Senna mostrerà, per la prima volta, il viaggio della sua vita fatto di trionfi, delusioni, gioie e dolori, svelando la sua personalità e le sue relazioni personali. Le donne che hanno attraversato la sua vita, dalla madre alla sorella, fino alle varie fidanzate: storie più o meno importanti di uno sportivo che ha collezionato non solo successi in auto ma anche belle donne. Perché oltre a essere un campione in pista Ayrton è stato molto altro soprattutto per la sua gente. La Saudade una volta arrivato in Europa e la grande gioia di tornare ogni volta a casa con una famiglia molto presente che lo ha sempre sostenuto. Ayrton non ha mai nascosto di essere un fortunato anche nella vita, nato e cresciuto in una famiglia agiata aveva lasciato l’azienda di famiglia per inseguire il suo sogno di pilota. Ma nonostante ciò non ha mai dimenticato la sua provenienza, la povertà che ha visto intorno a se in una San Paolo che in quegli anni faticava non poco per restare al passo con il resto del mondo. E di quel mondo Senna divenne Re.