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Maurizio Costanzo, parla la figlia Camilla: "Mio padre patrimonio di tutti"

Presentato il Premio Teatrale Maurizio Costanzo al Teatro Parioli di Roma

Carmen Guadalaxara
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Un premio intitolato alla memoria di Maurizio Costanzo che coniuga la sua grande passione per il teatro con l'impegno civile che lo ha visto per tanti anni vicino al mondo delle carceri. È questo il primo progetto della neonata "Associazione Maurizio Costanzo", realtà benefica che nasce da un'idea dei tre figli Camilla, Saverio e Gabriele, insieme ad alcuni degli amici e collaboratori più stretti di Costanzo e che è stato presentato oggi sul palco del teatro Parioli Costanzo, da oggi sede dell'associazione. Ecco dunque l'idea di realizzare, insieme al teatro Parioli, il “Premio Teatrale Maurizio Costanzo”, dedicato ad un tema che è sempre stato molto a cuore al grande giornalista, fin dai tempi del programma tv “Altrove”, quello degli istituti di pena. Il premio sarà aperto a tutte le istituzioni carcerarie italiane: ogni compagnia teatrale che vi opera potrà presentare uno o più spettacoli, realizzati dai detenuti, e i lavori saranno valutati da una giuria di esperti presieduta dal regista teatrale e conduttore Pino Strabioli. Il testo vincitore sarà messo in scena qui al teatro Parioli il 20 maggio.

 

 

Camilla, questa associazione nasce con l'energia di chi ha voluto bene a suo padre. Questa è un'immagine bellissima...
Si, perché noi non siamo una famiglia tradizionale. In realtà siamo sempre stati una famiglia super allargata perché a prescindere dai miei fratelli e quindi è così guarda che quando abbiamo organizzato questa cosa e Pino Strabioli l'ho chiamato per fare il Presidente della giuria e per presentare non c'è stato nessuno che ha esitato un secondo ma perché gli volevano bene veramente. E io sapevo che potevo contare su di loro perché gli hanno voluto bene veramente e questa è una grande eredità che ci ha lasciato papà.

Maurizio Costanzo, un patrimonio di tutti...
È così, papà è sempre stato di tutti. Voi immaginate che io pure l'ho sempre visto poco, soprattutto da piccola e l'ho sempre condiviso. Lo sapevo che lo condividevo con tutto il mondo. E adesso a questo punto me ne sono accorta tantissimo quando è morto. Ancora di più di quanti orfani avesse lasciato persone che tutt'oggi mi scrivono dicendomi: “Tuo padre ha cambiato il corso della mia vita, mi ha detto quella parola, mi ha dato quell'indicazione”. Io posso dire che papà ha avuto dei figli, qualcuno è stato perfino più figlio di noi. Quindi per questo è nata l'associazione, perché era un bene che non poteva rimanere dentro le quattro mura di casa nostra. Non avrebbe avuto senso.

Al Teatro Parioli c’è il suo ufficio...
Praticamente identico nel senso che noi abbiamo cercato di riprodurre il più possibile. Papà amava gli oggetti sopra ogni cosa, aveva il culto degli oggetti. Per lui gli oggetti avevano un'anima. Io sono l'opposto, io butto tutto. Voglio la casa vuota. Quindi? Evidentemente però era un peccato tutto questo. Questi oggetti che invece conservavano la sua memoria, che rimanessero in un magazzino oltretutto nessuno aveva il coraggio di buttarli, ovviamente, quindi messi in un magazzino. A questo punto abbiamo riprodotto il suo ufficio e chi vuole lo può andare a vedere. E’ aperto a tutti.

 

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