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Ascolti TV, cosa succede davvero ai tg. Dalla verità sul Tg1 al boom di La7 e Mediaset

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Marco Zonetti
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Questa mattina il Sole 24 Ore, in un articolo del valente Andrea Biondi che prende in considerazione i dati Auditel dei vari Tg nazionali, evidenzia come nell'avvio di stagione aumentino gli ascolti della Tv e dei Tg. Spicca per esempio l'ottima prestazione del Tg5 diretto da Clemente J. Mimun, che registra una crescita del 4.21% di share. Un grande risultato per il notiziario dell'ammiraglia Mediaset che Mimun dirige da ben diciassette anni. I numeri sorridono anche al TgLa7 di Enrico Mentana (+ 14.68%) in più, e vola decisamente il Tg4 diretto da Andrea Pucci e condotto da Stefania Cavallaro (+17.8%). Nella stessa disamina, viene anche messo in risalto il calo degli ascolti dei Tg Rai (con un - 9.2% per il Tg2) soffermandosi su quella che viene definita "una battuta di arresto" per il Tg1 rispetto all'anno scorso, a beneficio della concorrenza. E tuttavia, l'analisi del quotidiano di Confindustria non tiene conto di un dato d'importanza cruciale per il notiziario della Prima Rete Rai che salta agli occhi dando un’occhiata all’andamento delle curve degli ascolti: il traino del quiz preserale, ovvero “Reazione a catena” condotto da Pino Insegno. 

Definito dagli addetti ai lavori, la "cassaforte" di Rai1, il programma immediatamente precedente al Tg1 funge infatti da trazione essenziale per quest'ultimo; e qualunque variazione - positiva o negativa - esso subisca negli ascolti si riverbera incisivamente sul rendimento Auditel del principale Tg della tv pubblica.

Per questo, nell'analizzare il dato del Tg1, non si può non tenere appunto conto del calo cospicuo di Reazione a Catena, in onda prima del notiziario, rispetto all'edizione precedente presentata da Marco Liorni. Basti solo pensare che ieri, il programma condotto da Pino Insegno, ha ottenuto nel segmento principale il 20.8% di share, laddove l'anno scorso si assestava sul 25-26% circa. 

Più o meno cinque punti di share che determinano spesso la sconfitta contro La “ruota della fortuna” su Canale5 condotta da Gerry Scotti, e del tutto fondamentali per la trazione del Tg1, costretto a partire intorno alle ore 20 - per la prima volta nella storia della Rai - in netto ribasso rispetto al diretto concorrente. Quando invece, negli anni scorsi, il notiziario di Rai partiva anche in vantaggio di sei punti. Un'enormità, insomma.

Pure, malgrado la partenza azzoppata, il Tg1 riesce comunque a restare in cima nella classifica dei notiziari, chiudendo in vantaggio di 600.000 spettatori. Osservando la curva di ieri, 22 ottobre 2024, notiamo come il Tg1 parta da 3.400.000 spettatori e, risalendo, riesca ad arrivare a una media di quasi 4.900.000 milioni di teste. Sabato scorso, 19 ottobre, il dato è ancor più emblematico: il Tg1 è partito con 2.900.000 spettatori, riuscendo poi a superare i 4.200.000 individui all'ascolto.

Esaminiamo poi altri dati rilevanti: nel periodo compreso fra il 15 settembre e il 22 ottobre 2024, il Tg1 delle 20.00 ha registrato uno share medio pari al 23.1% e un'audience media pari a 4.234.000 spettatori. Risultati che appaiono in lieve flessione rispetto allo stesso periodo del 2023 in cui l'edizione del Tg otteneva l'1.4% di share e 190.000 di ascolto medio in più. Ma il leggero calo del Tg1 sembrerebbe nulla al confronto di quello di Reazione a Catena, che ha perso oltre 500.000 spettatori guadagnati dalla concorrenza della Ruota della Fortuna. Dati a quali corrisponde una perdita del 4.3% per Rai1 e una crescita del 3.3% per la concorrenza. 

A conti fatti, il Tg1 - seppur messo in difficoltà dal traino - riesce comunque ogni giorno a chiudere l'edizione con una curva in netta crescita. Innescando così, nel suo caso, una trazione positiva virtuosa anche per i programmi che lo seguono nel palinsesto di Rai1, a cominciare dai pacchi di Stefano de Martino (il programma è Affari Tuoi) che procedono a gonfie vele e che hanno fatto dimenticare le performance di Amadeus.

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