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Cesare Cremonini è tornato: "Ora che non ho più te" una creatura moderna e morbida

Valentina Bertoli
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Cesare Cremonini è tornato e, con il potere magnetico della sua musica-calamita, ha tolto il sonno a chi, allo scoccare della mezzanotte, ha acceso un dispositivo e si è messo all’ascolto della sua ultima creatura. “Ora che non ho più te”, il nuovo singolo che anticipa il nuovo album e il nuovo, il più grande di sempre, tour negli stadi, è un pezzo apripista che spiazza e coccola in un tempo solo. A distanza di due anni dall’ultimo progetto e dopo una lunga fase di febbrile sperimentazione, l’artista ha scelto una canzone a tutto pop che, però, fa riemergere nel palato di molti il gusto di una durata morbida. La traccia supera i cinque minuti e oscilla tra un sound mordenissimo (che sicuramente la farà schizzare ai primi posti delle classifiche) e l’eco di un’eredità sempreverde targata Lucio Dalla.

 

 

C’è una regola non scritta per cui, quando ci si accorge della fine di una storia, è bene non trattenere e lasciar andare. Quella tensione e quella necessità di concedersi un’ultima corsa insieme, Cremonini l’ha trasformata in note e in immagini. Guidato dal regista Enea Colombi, l’artista è salito in moto e ha dimostrato che la fuga dai riflettori ha solo contribuito a farlo rimanere in sella. Anche se, con uno sguardo attento alla contemporaneità e al mondo che abita, ha scelto che a guidare fosse la donna. Coraggiosa e pronta ad affrontare le incognite del viaggio. Il video, ambientato sul fare della sera e in una distesa sconfinata, riprende un frammento della strada che il protagonista e la sua metà hanno scelto di battere insieme fino a quando, dopo un abbraccio pregno di storia e di abitudini, lei sfreccia via.

 

Una canzone calibrata e difficile da etichettare, che ricorda un po’ i tagli rivoluzionari di Lucio Fontana. Se l’artista ha scritto una pagina di storia introducendo la tridimensionalità fisica nella pittura con le sue “attese”, il cantante ha provato a raccontare la profondità in cui striscia chi, sospeso tra il passato e il futuro, attraversa la frattura dell’ultimo ballo e, proprio in quell’umano purgatorio, si riconosce e ritrova il senso delle cose. “Nelle mie mani sei piccola. Muovi le ali, sei libera”, canta prima del distacco. Ripensando a quel giovane dai capelli colorati, che ha portato insieme ai suoi compagni una ventata di freschezza a ridosso della scadenza generazionale del 1999, viene da sorridere. Perché se, da una parte, Cremonini è in grado di non tradire le aspettative di chi lo segue da allora; dall’altra, è un animale versicolore, che cambia pelle ma resta sempre fedele a se stesso. D'altronde lo aveva anticipato via social: "Quando si arriva alla fine della creazione di un album intero, il peso di tutte le canzoni diventa così tanto da non farti più vivere un solo momento di vita reale. Oggi ho fatto il primo respiro tutto mio. È stato bellissimo".

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