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Alfredino, quando l'Italia pianse in diretta tv. Il documentario sulla tragedia di Vermicino

Christian Campigli 

Una vicenda che ha letteralmente tenuto incollata, davanti alla televisione, un'intera nazione. E che ha cambiato, per sempre, il modo di far cronaca di fronte ad una telecamera. Rai Documentari ripropone la tragica vicenda di Alfredino, il bambino di sei anni caduto il 10 giugno del 1981 in un pozzo artesiano a Vermicino, un sobborgo di Roma. Il documentario “La Tv nel Pozzo”, che andrà in onda su Rai 3 sabato 21 settembre alle 21 e 20, ribalta la prospettiva del racconto. Il punto di vista si capovolge, l’obiettivo è puntato non sulla storia di “Alfredino”, ma sui media che hanno preteso di raccontarla, usando le telecamere o l’inchiostro delle rotative come la bacchetta magica di un apprendista stregone e venendone travolti, assieme a milioni di spettatori.

Sono le immagini di repertorio della lunga diretta televisiva e il ricordo di chi all’epoca ne è stato spettatore, o protagonista che ci riportano indietro a quell’estate dell’81: giornalisti, ex soccorritori, psicologi, semplici testimoni, tutti coinvolti dal trauma collettivo che ha scosso la coscienza del paese e di chi, anche a distanza di anni, ha elaborato lo choc di quei tre giorni di giugno scrivendo libri, canzoni, graphic novel o realizzando un murale con il volto di Alfredino Rampi. Dal cantautore Francesco Bianconi dei Baustelle al romanziere Giuseppe Genna, dal regista Marco Pontecorvo, allo scrittore e autore tv Massimo Gamba, dallo speleologo Maurizio Monteleone ai giornalisti che parteciparono alla diretta Rai, Piero Badaloni, Pierluigi Camilli, Andrea Melodia, dalle firme della carta stampata, Fabrizio Paladini e Massimo Lugli, agli psicologi Daniele Biondo e Rita Di Iorio, oggi presidenti onorari della Onlus Alfredo Rampi. E con la voce narrante di Fabrizio Gifuni.

  

Una diretta di 18 ore – la più lunga diretta televisiva - che incollò 21 milioni di spettatori davanti alla tv, 21 milioni di persone che speravano in un lieto fine che, purtroppo, non ci fu. Fu la cronaca di una morte in diretta. “Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all'ultimo – disse Giancarlo Santalmassi durante l'edizione straordinaria del Tg2 del 13 giugno 1981 - Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi”.