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"Biancaneve" è latino-americana. Bufera sulla Disney

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Marco Zonetti
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«Il film che nessuno smania di andare a vedere»; «La Disneyha un bel coraggio a non disabilitare i commenti»; «La Biancaneve del 1937 diede inizio al sogno Disney, la Biancaneve del 2025 lo distruggerà per sempre»; «Un film su Biancaneve e i sette nani in cui Biancaneve non è bianca e i nani non sono nani. Cosa può andare storto?». Queste sono alcune delle decine di migliaia di reazioni negative piovute sulle pagine social della Disney dopo la pubblicazione del primo trailer ufficiale di Snow White, versione con attori in carne e ossa del classico dell'animazione Biancaneve e i sette nani del 1937.

La marea di commenti inferociti sul nuovo film disneyano, in uscita nel marzo 2025 e dedicato alla celebre fiaba, nasce in primis dall'idea politically correct di assegnare la parte della protagonista – che dovrebbe essere una giovinetta tedesca dalla carnagione candida come la neve – a Rachel Zegler, attrice di origini portoricane. Polemica affine a quella innescata l'anno scorso dalla scelta dell'attrice di colore Halle Bailey nella parte della Sirenetta. Ma la più accanita controversia che ha funestato fin da subito le riprese di Snow White è stata soprattutto quella relativa agli altri protagonisti della fiaba, i sette nani, la cui rappresentazione nel film ha creato non pochi problemi alla produzione. Non appena la Disney annunciò l'inizio delle riprese, si scatenò infatti un putiferio per una dura presa di posizione di Peter Dinklage, attore affetto da nanismo celebre per aver interpretato Tyrion Lannister nel Trono di spade. Dinklage giudicava svilente e discriminatoria l'idea di raccontare, nel terzo millennio, di sette nani che vivevano assieme in una casa nella foresta. La Disney fece quindi sapere che i «nani» sarebbero stati sostituiti da creature magiche non meglio identificate, appartenenti al folklore europeo e senza un genere definito.

Al che divamparono ulteriori polemiche quando si fece notare che, utilizzando questa politica «woke», s'impediva di lavorare a sette attori affetti da nanismo. Una decisione politicamente corretta che finiva per discriminare dal punto di vista professionale una categoria di persone. A giudicare dal trailer, la Disney ha optato in ultima analisi per una terza soluzione, mantenendo i sette nani tradizionali...ma animati digitalmente al computer. E giù un'altra gragnuola di commenti negativi, visto che dovrebbe trattarsi di una versione con attori in carne e ossa e non di un film di animazione digitale come Shrek. La saga di Shrek è stata ulteriormente chiamata in causa dai commentatori quando nel trailer molti hanno scorto nel look di Biancaneve interpretata da Rachel Zegler un'inquietante rassomiglianza con il grottesco Lord Farquaad, nemico dell'orco verde. Dal momento che la fiaba si basa sulla gelosia della regina cattiva per l'avvenenza della figliastra, «la più bella del reame», ed essendo la parte di Grimilde assegnata a Gal Gadot, ex modella e interprete di Wonder Woman in tutto il suo splendore, le reazioni maligne si sono sprecate.
«Cara Gal Gadot, se lo specchio ti dice che Lord Farquaad è più bello di te, è ora di cambiare specchio» hanno ironizzato in molti.

Insomma, a giudicare dal diluvio di proteste in merito al primo trailer ufficiale, la nuova fatica di Disney in salsa «woke» sembra partita nel peggiore dei modi. E per il colosso dell'animazione in nera crisi finanziaria, che era riuscito a recuperare un po' di terreno con il successo di Inside Out 2, la Biancaneve politicamente corretta potrebbe essere un'autentica mela avvelenata.

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