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Ecco che mamma sono, Claudia Pandolfi si confessa

Giulia Bianconi
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«I giovani devono sentirsi liberi anche di sbagliare. Noi adulti possiamo solo prepararli a fare delle scelte». Nella vita, con due figli di 15 e 5 anni, Claudia Pandolfi si considera una mamma aperta e accogliente. Dimostrerà di esserlo anche nella nuova serie di Rai1 «Un professore» diretta da Alessandro D’Alatri, in onda da giovedì in prima serata, dove interpreta una donna che cresce da sola il suo unico figlio un po' scapestrato, Manuel. Nel corso delle dodici puntate (prodotte da Rai Fiction e Banijay Studios Italy), Anita rincontrerà un uomo del passato, il nuovo professore di filosofia del figlio, Dante Balestra, interpretato da Alessandro Gassmann, che in modo eccentrico attraverso il pensiero di Socrate, Kant e Nietzsche aiuta i suoi studenti ad affrontare la vita. 
Claudia, cosa le è piaciuto del suo personaggio? 
«Anita è una superdonna e mamma, libera e bella. Non ha problemi a valorizzare se stessa, ha grandi capacità intellettuali, ma è anche un po’ sfortunata perché fa fatica ad arrivare a fine mese. È pazzamente innamorata di suo figlio, che è tutto il suo mondo, ma che le dà anche delle preoccupazioni. Torna tardi la sera e le nasconde ciò che fa. Non è facile la vita di una mamma così. Ma lei è disposta a perdonarlo». 
È ciò che dovrebbe fare una mamma.
«Non credo che tutte siano capaci di essere sempre così accoglienti. Ci sono mamme che rifiutano situazioni ancora meno gravi dai figli. Dietro all’amore materno possono nascondersi delle trappole». 
Come vede i giovani d’oggi?
«Meno in pericolo di come lo eravamo noi. Io da mamma faccio sentire il mio appoggio, la mia presenza e la mia esperienza. Noi adulti dobbiamo essere in grado di preparare i nostri figli a prendere delle decisioni, ma lasciare a loro il libero arbitrio. Per imparare devono anche sbagliare e non vivere la vita di qualcun altro. Il mondo è il loro».
Anita è anche una donna single, che sulla sua strada ritroverà Dante.
«Scopriremo delle cose del passato di entrambi che non sapevamo. Lui è un tombeur de femmes, bello ed esuberante, ma tra loro si creerà un legame fatto di tenerezza e, chissà, forse anche sentimentale». 
Ha avuto un professore così magnetico al liceo?
«No, ma mi sarebbe piaciuto. Però ho avuto un buon rapporto con i miei insegnanti. Sono sempre stata una empatica con la virtù di scardinare i chiusi. L’ho fatto anche con Gassmann. Ci siamo ritrovati vent’anni dopo aver lavorato insieme in questa nuova serie. Pure i colleghi più riservati sono felici di essere contagiati dalla mia empatia». 
È la sua filosofia di vita?
«Chiamiamola così. Non sono una filosofa riconosciuta, ma funziona. Cerco di portare leggerezza e spensieratezza sul set. In questo mestiere bisogna prendersi poco sul serio».
Com'è stato lavorare con tutti questi giovani?
«Ho provato belle vibrazioni. Ho trovato ragazzi molto sani, senza smania di avere successo a tutti i costi».
Quando ha debuttato nel cinema circa trent'anni fa lei era giovanissima. Che ricordi ha?
«Ero un fiorellino, ingenua. Mi è piovuto addosso un mondo buffo e impegnativo che mi ha fatto crescere rapidamente, non avevo idea di cosa facessi». 
E oggi com’é?
«Sono diventata più selettiva e anche meno impulsiva. Ho 46 anni, sono mamma di due ragazzi, la vita mi ha forgiata. Cerco di aprirmi davvero a chi si merita la mia onestà e la mia autenticità. Non mi voglio sprecare. Voglio scegliere chi avere accanto». 
Prossimamente la vedremo nel nuovo film di Paolo Virzì «Siccità». Com’è stato tornare a lavorare con lui?
«La vita mi ha fatto questo regalo. Sono un’altra cosa quando lavoro con lui. Lui è un regista che mi smuove. E “Siccità” un film stupendo».

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