intervista
Non li puoi convincere, Vasco Rossi spiana i no vax
Il no vax pensa che ci sia un complotto perché tutto deve avere un motivo, non riesce ad accettare che sia un caso ma pensa ci sia dietro qualcosa. Provi a parlarci ma non puoi convincerlo, lui è convinto di quello e ha bisogno di crederlo perché la sua testa è così». Energico e agguerrito Vasco Rossi, non passa mia di moda. E non le manda certo a dire. «E mi dissocio - continua - da quello che ha scritto il mio amico Red Ronnie. Ultimamente, quando va a parlare come opinionista, tratta di argomenti che tanto non conosce, una volta ha detto che i testi dei rapper sono violenti e istigano alle violenze dei ragazzini e mi ricorda quando Nantas Salvalaggio (giornalista del settimanale Oggi ndr.) diceva che io ero responsabile di chi si drogava perché cantavo “Coca Cola”. Io raccontavo i giovani di quel tempo. Io credo nella scienza: se ho mal di denti prendo un antidolorifico. Non vado a parlare con un santone, la mia posizione la conoscete. Ho obbligato a mettersi la mascherina chi veniva davanti a casa mia a prendersi l'autografo, perché ho una madre anziana che vado a trovare e devo proteggerla». È il rocker più amato in assoluto, Vasco un grande comunicatore che farebbe gola a qualsiasi partito politico – si racconta entusiasta, per il suo 18esimo disco «Siamo qui», dieci brani, in uscita il prossimo 12 novembre, anticipato dall’omonimo singolo. «Le canzoni - urla Vasco - parlano già da sole, non c’è bisogno di spiegarle prima, le canzoni si ascoltano e poi ognuno ci metterà il significato che crede».
Vasco e la musica
«Senza musica, mi sentirei minuscolo, schiacciato, spaventato. La musica mi rende un gigante, riesco a trascinare tutti nella stessa emozione, m'improvviso timoniere di un'immensa, affollatissima scialuppa. è un momento incredibile, che dà forti emozioni. E io sono felice di farne parte, perchè quando tocchi il cuore alla gente sei ripagato con un affetto immenso. Che nel mio caso è anche esagerato. Io senza la musica, non sono nulla. E il linguaggio con cui parlo è quello del rock' che ti permette di esprimere emozioni forti, intese, è una grande forma di comunicazione. Per me il massimo sono i Rolling Stones, anche più di Elvis. Perché il rock è sesso e deve provocare le coscienze».
XI Comandamento è il brano che apre il disco. Lei i dieci li ha rispettati?
«Credo di non averli rispettati tutti. Ho peccato. Sento nell’aria che sta arrivando un’enorme valanga di ignoranza. E con gli ignoranti ho capito che non puoi discutere. Mi sono arreso. Vedo scatenarsi guerre fra poveri e vedo qualcuno che soffia sul fuoco. In questo clima il rischio è che i nuovi governanti che si prospettano all’orizzonte sull’onda di populismo, estremismo e fake news arrivino con leggi speciali e questo undicesimo comandamento: “amare loro più di ogni altra cosa».
Quanto, oggi, le parole hanno un peso?
«Le parole sono usate in modo vergognoso,oggi. Quando sento urlare "Libertà, libertà" penso che la libertà non è quella: la “libertà” ha senso quando è all'interno di un limite altrimenti non è libertà ma caos, noi negli anni 70 lo avevamo già capito, non mi aspettavo di tornare indietro come stiamo facendo ora. Si tornano a mettere in discussione cose che per me erano chiare».
A Vasco piace il mondo di oggi?
«Questo non è il migliore dei mondi possibili ma è il mondo che c'è e dobbiamo combattere, vivere, imparare dagli errori e non aver paura di sbagliare. Non siamo più quello che siamo, pensiamo di essere quello che abbiamo: per questo che ho la sensazione che siamo soli e delusi. Siamo in una civiltà che pensa al profitto e non alla condizione umana. La tecnica sfrutta le nostre debolezze per diventare sempre più potente. La tecnica non è più al servizio dell’uomo ma è solo al servizio di se stessa. Anche io ne sono schiavo: sono entrato nei social e ne sono diventato dipendente. Io sto su instagram e sono l’unico influencer che fa tutto gratis: se negli anni ’80 avessimo venduto cose come fanno oggi i giovani, ci avrebbero ammazzati...».