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"Il lavoro mi ha salvato", Memo Remigi svela la verità

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Giovanni Terzi
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Il racconto di un grande dolore può anche avvenire con un sorriso e tanta nobiltà d’animo. Memo Remigi è un artista elegante che ha fatto della educazione e della gentilezza il proprio linguaggio. «È stato un anno davvero faticoso umanamente parlando; mia moglie Lucia il 12 gennaio se ne è andata per raggiungere un posto magnifico, come ho scritto io in un messaggio lasciato sui social». «Lei ha raggiunto un magnifico posto per una lunga e meritata vacanza e, se non dovesse ritornare presto, vorrà dire che prima o poi la raggiungerò anch’io, in quanto, per adesso, ho ancora molte cosa da fare!». Questo è Memo Remigi un uomo capace di alleggerire, per pudore, un dolore che è straziante ancora adesso. Lo incontro in un albergo di Roma, che è oramai divenuta la sua dimora data la mole di impegni lavorativi che gli sono piovuti addosso e che lo portano lontano dalla sua residenza di Varese. «Io ho la certezza che Lucia sia sempre con me e, continuamente, me ne da prova. Un esempio sono tutti gli impegni di lavoro che, dopo la sua morte, ricevo e che mi permettono di evadere dal dolore stesso. Infatti fu proprio dopo la scomparsa di Lucia che Serena Bortone mi chiamò per intervistarmi nel suo programma su Rai 1»
E come andò quella intervista?
«Fu un momento molto commovente e quando suonai la mia canzone preferita "la notte dell’addio”».
La notte dell’addio
il buio dentro in fondo
poi quando vuole Dio
si accende un nuovo giorno
la nostra casa vuota
il sole inonderà
e tu non ci sarai
e tu non ci sarai
amore mio.
La notte dell’addio
neppure una parola
tu contro i petto mio
non vuoi lasciarmi sola
io ti prometto amore
che mi ricorderò
del bene che mi hai dato
del bene che ti ho dato.
Addio.
«Questo brano, è stato scritto da Alberto Testa per rappresentare il suo dolore all’indomani della scomparsa di sua moglie, mi riporta indietro nel tempo.
Ho vissuto con Alberto il suo dolore e quando Lucia se ne è andata quella canzone ha assunto una importanza speciale per me.
Una parte del testo canta così

"La notte dell’addio
il buio dentro in fondo
poi quando vuole Dio
si accende un nuovo giorno
la nostra casa vuota
il sole inonderà
e tu non ci sarai
e tu non ci sarai
amore mio.
La notte dell’addio
neppure una parola
tu contro i petto mio
non vuoi lasciarmi sola
io ti prometto amore
che mi ricorderò
del bene che mi hai dato
del bene che ti ho dato
addio”».
Dopo quella puntata nella trasmissione di Serena Bortone cosa è successo?
«Serena è un riccio buono che non punge. Ha visto probabilmente che gli ascolti erano andati bene e ha pensato che una presenza costante al pianoforte come la mia potesse alleggerire e coinvolgere i "ragazzi della mia età" e così che ho iniziato ad avere un rapporto quotidiano con la sua trasmissione».
Che esperienza è stata?
«È’ stata ed è bellissima. Mi ha permesso di stare fuori dalle mure domestiche che erano piene, oramai, di ricordi e solitudine. Tant’è che a giugno quando sono tornato nella mia casa a Varese dopo tanti mesi mi ha preso uno sconforto enorme. Deve pensare che a giugno di quest’anno ho anche perso il mio amato cagnolino Bacio. Bacio era una parte di me importante e viveva sempre insieme a me come fosse una protesi del mio corpo. Dopo la scomparsa di Lucia non ci siamo staccati un attimo; ed anche in questa occasione Serena Bortone mi accolse con una gentilezza straordinaria. Serena è davvero una grande professionista capace di entrare nell’intimo umano con grande sensibilità e profondità».
Come conobbe sua moglie Lucia?
«Era il 1963 ed ero a Sanremo con un mio amico. Lui mi dice che arriva una sua fidanzata molto bella a trovarlo e così consiglio lui di andare a prendere dei fiori per accoglierla in modo adeguato…».
Mi sembra giusto, un gesto di minima galanteria…
«Ma lui non volle e così li presi io al posto suo regalandoli a Lucia».
Ed il suo amico?
«Era un po’ imbarazzato. Ma vedevo che non c’era un vero e proprio rapporto e iniziai a fare il “bellimbusto” data la bellezza di Lucia. Da quel momento la corteggiai e poi ci mettemmo insieme. Furono anni meravigliosi.
Ricordo che suonavo al piano e andavo a Santa Margherita all’hotel Elios. Lucia entrava ed andava dal proprietario dicendo che avrei suonato a patto che vitto e alloggio fossero pagati. Così ci siamo fatti tante vacanze insieme senza pagare nulla».
La sua canzone "Innamorati a Milano" è’ dedicata a Lucia?
«Certamente, dedicata al nostro amore. Io sono nato ad Erba e in quel periodo vivevo a Como e Lucia mi dava appuntamento in Galleria Vittorio Emanuele a Milano.
Così io arrivavo a Milano, in piazza del Duomo e dovevo trovarla tra migliaia di persone. Mi dicevo "sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano Sapessi com'è strano
Sentirsi innamorati a Milano
Senza fiori, senza verde
Senza cielo, senza niente
Fra la gente, tanta gente
Sapessi com'è strano
Darsi appuntamenti a Milano
A Milano
In un grande magazzino
In piazza o in galleria, che pazzia
Che pazzia
Eppure in questo posto impossibile
Tu mi hai detto ti amo
Io ti ho detto ti amo".
E così è stato, un grande amore durato dal 1963 al 2021. Un amore in cui Lucia mi ha perdonato qualche marachella. Ma lei era bellissima e generosissima».
Io ho avuto il privilegio di conoscere Lucia e fin poco tempo prima della sua scomparsa ci mandavamo dei messaggi di grande affetto. Lucia si è dedicata tanto al sociale ed ha fatto tanto del bene.
Si impegnò anche in politica con Berlusconi…

«Ricordo che Berlusconi ci invitò ad Arcore perché voleva che io suonassi “Innamorati a Milano” perché diceva fosse la sua canzone preferita. Io lo feci e poi inviati lui a suonare “Que reste-t-il de nos Amours?” Berlusconi usò la mia canzone come sigla del suo “Canale 58” antesignano di "Canale 5"».
Adesso anche la nuova esperienza di «Ballando con le stelle». Contento di questa nuova possibilità?
«Moltissimo. Secondo me Milli mi ha voluto perché vedeva che io ero molto apprezzato nelle case di riposo e vuole dare un messaggio positivo agli anziani, quelli emarginati , e dire loro che la vita deve essere vissuta fino all’ultimo. In più ha visto che sono un buon ballerino capace di fare passi di danza che non so quanti siano in grado di fare».

Memo si alza da tavola e accenna davanti a me il passo di danza in oggetto che io, naturalmente, non riesco a ripetere. È a dieta ferrea perché Milli ha detto che deve perdere un po’ di peso e lui, soldato, obbedisce mangiando una insalata con il tonno a cui io rispondo con uno spaghetto al pomodoro.
«È una esperienza, quella di Ballando con le Stelle, che mi affascina molto e voglio arrivare preparato. Credo che sia un momento importante perché voglio veramente dimostrare che anche noi anziani possiamo ambire ad una vita normale. Basta crederci».
Lei Memo ama la vita?
«Moltissimo perché mi sta mantenendo sano»
E che consiglio vuole dare a chi si butta giù e ritiene, ad una certa età, nulla più si può fare?
«Un consiglio solo: la parola “oramai” non deve mai far parte di alcun vocabolario».
 

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