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Gabriele Muccino: Tom Cruise mi costringeva a giocare a baseball mentre Katie allattava

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Il Muccino americano con tutte le indiscrezioni sulla vita del regista, fianco a fianco con gli attori più importanti,è tutto nel suo libro "La Vita addosso" in uscita il 12 ottobre.

"Mi ha invitato per una giornata. La casa era una villa in cui viveva con Katie Holmes che aveva appena partorito, era una residenza transitoria in cui stare mentre quella definitiva era in costruzione - racconta Muccino nel suo libro - E comunque era un castello. Un po’ gotica nell’ar­chitettura e piena di security, avevi l’impressione di entrare in una specie di compound. Come se dovessi incontrare El Chapo, fatti conto. Ricordo che Katie allattava e c’erano gli altri due figli che aveva adottato con Nicole Kidman. Io ero abituato a fare questi incontri della durata di un’oretta e invece lì ho capi­to subito che ero arrivato per restare parecchio. E ovviamente è stato tutto surreale, era come stare in una bolla. Parlammo a lungo sul divano, lui cordialissimo, anche troppo. Quando ti parla ti guarda fisso senza levarti mai gli occhi di dosso, hai la netta impressione che il 100 per cento della sua attenzione sia su di te. Era così particolare che mi ha dato l’impressione che quel modo di fare fosse parte della sua filosofia di vita (se non della religione proprio): essere concentratissimo su quel che fai". (...)


Poi continua il racconto: "Quindi prima ci siamo dedicati al pitch, alla proposta del film, con Katie sempre lì che allattava, poi siamo usciti e siamo andati al campo da pallacanestro, accanto al quale c’era la parte con lo sparapalle e la rete per allenarsi con la mazza da baseball e infine il campo dove lui mi voleva a tutti i costi insegnare ad afferrare la palla da baseball con il guantone. Praticamente io ho fatto una mezz’ora di lezione privata con Tom Cruise su come si lanci e poi come si riceva la palla da baseball. Me la lanciava, io correvo e cercavo di prenderla. E mentre correvo cercando di far atter­rare leggiadra ’sta palla nel guantone, non potevo fare a meno di pensare tra me e me: «Ma che cazzo sto facendo qua?!». Io non è che sia proprio molto portato per queste cose quindi ero anche ostico come alunno e quando alla fine sono riuscito a prende­re al volo un suo lancio, lui esaltatissimo: «good catch!! good catch!!!!». Gioia a non finire proprio.”

 

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