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Simona Ventura debutta alla regia con «Le 7 giornate di Bergamo»: racconto un vero miracolo italiano

Giulia Bianconi
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«Questa storia racconta un vero miracolo italiano e meritava di rimanere per sempre». Simona Ventura parla a Il Tempo di «Le 7 giornate di Bergamo», il suo primo documentario, prodotto da Addictive Ideas, Proger Smart Communication e Sive, accolto con emozione alla Mostra di Venezia. Attraverso la lente del cinema, la popolare conduttrice ha deciso di raccontare in immagini la realizzazione in soli sette giorni, durante la pandemia, di un ospedale Covid alla Fiera di Bergamo, grazie all'associazione degli Alpini. «Un popolo come il nostro è in grado di dimostrare che possiamo uscire a testa alta da questa situazione», ci ha detto con fiducia.
 

Simona, quando ha sentito l’esigenza di realizzare questo film?
«La mia passione da documentarista nasce un paio di anni fa con "Discovering Simo", programma su Discovery+ nel quale andavo a caccia di storie che mi incuriosivano nella mia Emilia Romagna. Mi sono imbattuta nell'idea di Sergio Rizzini (responsabile nazionale della Sanità Alpina, ndr), insieme al mio compagno Giovanni Terzi e ho scovato questa storia che era stata raccontata frettolosamente. Mi sono buttata con anima e corpo dentro a questo progetto, facendomi aiutare da un gruppo di giovani, selezionando delle immagini e girandone di nuove con un finale di grande speranza».

Questo documentario ci dimostra come l’unione tra persone possa fare grandi cose.
«Ci sono tanti modi per dimostrare che possiamo essere uniti, anche se come diceva il mio amico Bibi Ballandi: "Fa più rumore un albero che cade, che dieci che crescono". Il motivo per cui ho realizzato questo documentario è perché il cinema dà la possibilità di raccontare per immagini una storia e farla diventare eterna. Abbiamo affrontato una terza guerra mondiale, cruenta in modo diverso rispetto al passato. E ora stiamo cercando di superarla insieme».

Lei è sempre stata una donna di grande energia e positività. Anche queste sono armi per uscire da questa situazione?
«Io posso continuare a sorridere perché le persone che amo stanno bene. Non ho avuto in questa pandemia delle perdite, che sono state 130mila. Sono stata fortunatissima». 

Lei, però, lo ha vissuto sulla sua pelle il Covid.
«Ho scoperto di essere positiva prima di andare al Festival di Sanremo come ospite. E ne sono uscita. Mi sono vaccinata pochi giorni fa. È fondamentale vaccinarsi. È un modo per rispettare la comunità. Io l'ho fatto con un po' di timore, anche qualche pregiudizio, perché le informazioni di alcuni organi di stampa ci hanno colpito. Comprendo la paura delle persone, ma solo così si può salvare un Paese». 

Questo suo debutto, è solo un primo passo nella regia? 
«Nella mia vita ho affrontato tante trasformazioni e percorsi. Cerco sempre di fare cose nuove per nutrire me stessa. Se ci saranno nuove storie da raccontare che mi interessano e entusiasmano lo farò. Intanto, il 3 ottobre inizio con Paola Perego "Citofonare Rai 2". Per trenta settimane con leggerezza terremo compagnia agli italiani che si svegliano la domenica mattina. Questa trasmissione è nata da una grande amicizia che mi lega a Paola e sarà per me una nuova sfida da affrontare».

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