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L'Aria che tira, Crisanti sbotta con Draghi: fa l'economista non il virologo, l'Italia sarà devastata dal Covid

Giada Oricchio
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Il professor Andrea Crisanti, preoccupatissimo dalle riaperture, sbotta a “L’Aria che Tira”, nella puntata di martedì 20 aprile: “Draghi fa l’economista mica il virologo!”. Il virologo Andrea Crisanti, molto critico verso la decisione del governo Draghi di riaprire le attività basandosi su un “rischio calcolato”, interpellato da Myrta Merlino su tamponi e calendario di riaperture, ha perso la pazienza: “Draghi fa l’economista, non il microbiologo o virologo! Guardiamo la Gran Bretagna. Ha allentato le misure di restrizione ed è entrata in una situazione che è simile a quella in cui entrerà l’Italia lunedì prossimo con la differenza che l’Inghilterra ha 30 morti al giorno, 2000 casi al giorno e 70% della popolazione vaccinata. Facciamoci una domanda, quale governo ha più rispetto della salute?! Lasciamo che questa risposta la diano i cittadini”.

 

 

Crisanti ha aggiunto: “Perché i ristoratori inglesi non si lamentano? Hanno avuto i soldi. Bene, dovremmo farlo anche noi e rinviare le aperture. Questa catastrofe colpisce tutta la società, è come in caso di terremoto quando la comunità si mette in moto e con un’azione di solidarietà finanzia la ricostruzione delle case. Come è giusto che noi contribuenti dimostriamo solidarietà alle persone svantaggiate, è altrettanto giusto che le persone svantaggiate abbiano rispetto della salute di tutti”. In collegamento c’era un ristoratore che sottolineava di non volere ristori, ma la possibilità di lavorare e il virologo ha replicato: “Se avesse avuto veri ristori non si sarebbe creata questa situazione. Lei sente minacciato il suo futuro. I turisti non verranno in un posto devastato dall’epidemia. Gli interessi suoi e quelli della popolazione generale coincidono. Non coincidono quando lei viene lasciato senza ristori e la sua attività a rischio e quando vengono lasciate sole persone vulnerabili con il rischio di morire. Morire asfissiato è una delle morti peggiori che si può avere”.

 

 

E ha concluso secco: “Non ci sono i numeri per riaprire in sicurezza e senza far ripartire la trasmissione del Covid. Non dobbiamo fare come in Cile, lì hanno riaperto con il 65% della protezione e ciò nonostante, dopo due mesi, si sono ritrovati devastati da un’ondata piena di varianti. Noi abbiamo vaccinato il 15% della popolazione e la protezione è intorno al 12%. E’ una riapertura pericolosa, le varianti possono proliferare. Inoltre mi sembra sbagliato riaprire senza blindare l’Italia da altri paesi dove ci sono le varianti, è un altro momento di pericolosità. Solo sulle scuole mi assumerei il rischio perché è impossibile tenere ancora a casa i figli, un altro svantaggio per chi è già svantaggiato oltre a un danno per questa generazione”.

 

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