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Ciao Maschio, la confessione di Giampiero Mughini a Nunzia De Girolamo: "Ho scritto una pu***ata, mi vergogno"

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Sesto appuntamento con Nunzia De Girolamo e la sua trasmissione “Ciao Maschio”, in onda in seconda serata su Rai1. Tra gli ospiti, il giornalista e scrittore Giampiero Mughini che racconta la sua infanzia. Un’infanzia che lui descrive “triste e solitaria”, dove lui era un ragazzino “timido e fisicamente gracile” finché “è arrivato lo sport che è stata la mia vera università del carattere, del coraggio, della personalità, della lealtà”.

I genitori, borghesi impoveriti, erano separati e lui viveva con la madre e i nonni materni. Il padre lo vedeva pochissimo. “Durante i rari e spartani pranzi insieme, papà diceva sì e no tre parole”, ricorda. “Credo che in tutta la mia vita io e lui abbiamo scambiato circa trenta parole. Che sono conficcate nella mia memoria, nella mia mente, nel mio corpo per il significato che hanno per me”. “Lui - continua Mughini - era un uomo molto duro: era stato fascista, molto fascista”. Tant’è che “teneva dietro il suo tavolo di lavoro una foto di Benito Mussolini da giovane. Mentre io a vent’anni ero uno scalmanato di sinistra. Ma lui non mi ha mai detto una parola. Mai”.

E ancora rammenta: “Una volta ero a casa sua. Lui aveva un quaderno del Centro universitario cinematografico dove io avevo scribacchiato delle stupidaggini”. Fu allora che il padre gli chiese pacatamente: “Qui tu definisci le ‘squadracce fasciste’… lo sai che io ne facevo parte?” e il giovane Mughini ammise di saperlo. Il padre, però, non disse nulla. “E io - dice oggi il giornalista - mi vergogno di aver scritto quella putt*nata dinanzi a lui… ero solo un ragazzotto che non sapeva nulla di nulla, ma che aveva lo prosopopea delle due o tre fesserie che aveva imparato”. Quando il padre morì, Mughini scoprì in un cassetto che aveva conservato tutti gli articoli che lui aveva scritto, “compreso quello delle squadracce fasciste. Perché ci teneva”.

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