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Mai più con Fedez. La profezia sbagliata di Francesca Michielin

Francesca Michielin torna ad essere protagonista in questi giorni cantando per la terza volta con Fedez a Sanremo, ed ormai è una star della musica italiana nonostante i suoi 26 anni appena compiuti. Quando l'ho conosciuta a Perugia ne aveva ancora 23, poco più di una ragazza (era il 2018). Accettò di incontrare con me al Corriere dell'Umbria un gruppo di ragazzi delle scuole medie che stravedevano per lei. Si poteva, perché nessuno avrebbe immaginato cosa ci sarebbe piombato sulla testa qualche anno dopo, stravolgendoci le vite. Fu un'occasione preziosa, però. Perché Francesca era una ragazza di straordinaria semplicità e senza ombre si è confessata a cuore aperto. Raccontando la sua storia e non solo: il modo personalissimo di guardare la vita e anche il cielo, nella convinzione che da lassù qualcuno ci guarda. Le scappò anche una profezia fallace, smentita proprio ora dal Festival di Sanremo: con Fedez era andata bene una prima volta grazie a Il Cigno Nero, poi rischiando molto con Magnifico perché i bis di solito non funzionano. Ma andò alla grande. Non c'è due senza tre? “Eh, no. Questo mi fa paura... la terza volta no...”. Sbagliato. Ma ecco la confessione della Michielin.

La famiglia. Francesca è cresciuta in una famiglia dove la musica contava: Francesca e fratello suonano e cantano, i genitori no, ma grandi appassionati: “Ci hanno sempre portato in giro a vedere concerti bellissimi come quelli di Paul McCartney, Bob Dylan, o Red Hot Chili Peppers. Ho sempre avuto un super supporto da parte loro”.

I sabati sera mancati. “ Non ho avuto la possibilità di frequentare troppo i miei amici e di uscire il sabato sera, perché magari mi toccava fare la versione di latino. Non ho avuto tutto questo tempo per vivere la mia adolescenza. Però dopo fatta la maturità sono riuscita ad avere un po' più tempo per me e per vivere la musica in maniera un po' diversa”.

L'ispirazione nel vento. “Le canzoni non nascono dentro me stessa. Io credo che nascano nel vento che te le presta. Bisogna coglierle e saperle accudire”.

Franco Battiato. “Devo scegliere un artista che più di ogni altro mi ha impressionato? Direi Franco Battiato. Certo per età e genere è molto distante. Però ha avuto un percorso musicale super interessante e un interesse grandissimo per i giovani, e ha avuto grande capacità di ascolto per loro. Mi ricordo quando ho aperto un suo concerto e lui si è seduto fra il pubblico davanti a me per ascoltarmi meglio. E' stato veramente incredibile”.

In pigiama. “Il look? Sarà importante, ma ho un rapporto molto strano. Un mio disco l'ho registrato in 

studio stando in pigiama perché ero molto comoda così. Mi piace essere comoda, e mi piacciono le cose molto rock ma anche molto semplici. Fortunatamente faccio un lavoro per cui il look è importante, ma molto più importante la musica. E quindi è un bel promemoria ricordarsi che non sono una modella, ma una musicista”.

Fedez. “L'esperienza con Fedez per me è stata molto particolare. Per due volte è stata un grande rischio. La prima è stata il Cigno nero, e per me fu la prima volta che scrivevo in italiano perché fin lì lo avevo fatto sempre in inglese. Avevo 17 anni ed ero proprio all'inizio, ma si è rivelato una bomba. Quando poi abbiamo fatto Magnifico entrambi avevamo una gran paura perché quando un pezzo è andato bene cercare il bis è molto rischioso. Invece è andata ancora meglio del precedente. Lo so che c'è un proverbio che dice che non c'è il due senza il tre. Ma io avrei paura, perché meglio di Magnifico non potrebbe andare...”

L'identità italiana. “Io spero che l'Italia rivoluzioni in proprio concetto di identità italiana perché oggi non sa veramente quale sia, e spesso è identificata ancora con quella che le ritaglia chi italiano non è. Oggi ci sono molte culture diverse in Italia, e io vorrei fossero assorbite ed elaborate per una nuova identità che tenga insieme tutte le diversità, che ci fanno più forti”

Lassù. “Non so se sono religiosa, ma di sicuro credo che lassù qualcuno ha dato a ciascuno di noi un dono. E il nostro compito è coltivare questo dono per condividerlo con gli altri. Credo molto in questa cosa qui”. (Franco Bechis)

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